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Il  Terracquario 

 

 

Nel terracquario il rapporto terra-acqua è  più a favore della seconda ed è quindi un ambiente idoneo per rettili che passano parte del proprio tempo immersi e solo per brevi periodi si portano sulla terra ferma.

Almeno due terzi della superficie disponibile saranno costituiti da una vasca impermeabile con opportuni mezzi di filtraggio e riscaldamento dell’acqua.

Il restante terzo, costituito da materiale ghiaioso o da muschio, a seconda delle esigenze della specie ospitata, dovrà essere mantenuto asciutto e quindi ben drenato.

Un tocco di realismo, che rende anche dal punto di vista estetico, si può ottenere facendo cadere l’acqua filtrata lungo la parete di fondo, movimentata con sassi e tronchetti, in modo da simulare una serie di piccole cascate. Commenta (0 Commenti)

Il  Paludario

Il paludario si avvicina molto all’acquario sia per le particolarità costruttive sia per le caratteristiche ambientali che deve riprodurre. Dovendo ricreare un angolo di palude, tutta la superficie sarà ricoperta d’acqua, ma ci dovranno essere radici emerse con funzione sia estetica sia di sostegno e di zone di riposo per quegli anfibi che di tanto in tanto amano uscire dall’acqua.

Oltre a tritoni, raganelle e simili per migliorare l’estetica dell’ambiente si possono, eventualmente ospitare anche dei pesci.  

 

Un consiglio

 Per ottenere i migliori risultati sia da un punto di vista pratico che estetico, le piante emerse devono avere spazio sufficiente per svilupparsi in maniera rigogliosa e quindi l’altezza dell’acqua non deve mai superare il valore di un terzo del totale.

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Gli  anfibi 

Vertebrati eterotermi, similmente ai pesci respirano durante la vita larvale per mezzo di branchie, sostituite successivamente da rudimentali polmoni.

Gli anfibi sono molto caratteristici in quanto le forme giovanili sono completamente diverse dagli adulti e non solo da un punto di vista fisiologico, ma anche morfologico.

Questo cambiamento caratteristico della crescita si chiama metamorfosi [vedi disegno in fondo all'articolo].

Appena uscito dall’uovo il piccolo anfibio, che prende il nome di girino, ha forma allungata, legato all’ambiente acquatico e si nutre in prevalenza di vegetali.

Progressivamente abbandona la vita acquatica per portarsi sulla terra ferma.

Compiuta la metamorfosi viene fuori un animale, come già detto sopra, del tutto diverso.

Per quanto riguarda la riproduzione in cattività, questa si verifica con una certa frequenza e con successo se vengono ricreate con molta accuratezza, le caratteristiche ambientali.

 

 

 

da girino a rana adulta

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I  Rettili    

Frequenti ospiti dei terrari, i rettili, eterotermi a respirazione polmonare, rappresentano un’evoluzione piuttosto notevole nella scala zoologica rispetto a quella degli anfibi (di cui si parla nell’articolo precedente) e permettono di creare dei terrari molto vari e interessanti per quanto riguarda lo studio delle differenti forme di vita.

La pelle si presenta a squame, fondamentali per bloccare il processo di disidratazione e la loro disposizione caratterizza le singole specie facilitandone quindi, la classificazione.

Siccome lo strato corneo non è elastico, la crescita corporea del serpente è accompagnata dalla cosiddetta “muta”, cioè il cambio della pelle.

Non solo.

Come i pesci, anche alcuni rettili possono cambiare il colore della pelle (camaleonte) in tempi brevi.

Gli organi di senso di fondamentale importanza sono la vista e la lingua.

Quest’ultima, con il suo continuo guizzare fuori, “informa” l’animale delle caratteristiche ambientali.

La grande differenza evolutiva tra rettili e anfibi consiste nella riproduzione per mezzo di uova ricche di tuorlo e con il guscio calcificato: ciò permette uno sviluppo completo dell’embrione che verrà alla luce già simile all’adulto;

inoltre non è più necessaria l’acqua perché l’uovo è protetto perfettamente dalla disidratazione dall’involucro esterno. 

 

lucertola

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Con l’arrivo del caldo, attenzione agli amici a 4 zampe

 

Ecco allora qualche consiglio per evitare problemi ai nostri amici



ATTENTI A LASCIARLI IN MACCHINA - Non basta parcheggiare all'ombra o lasciare i finestrini appena aperti. L'abitacolo si riscalda e l'animale, con l'iperventilazione, emana a sua volta calore. E in pochissimo tempo la temperatura sale di molto

ACQUA A DISPOSIZIONE - Cane e gatto devono avere sempre acqua a loro disposizione, possibilmente fresca. E' un elemento fondamentale per la vita, un cane può andare avanti qualche giorno senza cibo, ma difficilmente sopravvive più di 2 giorni senza bere

NON TAGLIARE IL PELO - Il mantello funge da isolamento termico, quindi anche da protezione per il caldo. Se si tosa completamente il cane, la cute rimane scoperta e non possiede un sistema di sudorazione

LE PASSEGGIATE -  Portare fuori i cani nelle ore più fresche, la mattina e la sera. Dovendo per forza farli uscire nelle ore più calde, a metà giornata, è consigliabile stare fuori pochi minuti, al massimo 10. Per un cane che vive in giardino, bisogna stare attenti che abbia delle zone ombreggiate.

IL SOLE
 - Ci sono cani che non si rendono conto delle loro difficoltà rispetto al cado e si sdraiano spontaneamente sotto il sole. In quel caso bisogna intervenire facendoli spostare oppure, più semplicemente, bagnandoli piano piano, soprattutto sulla testa. I cani con il mantello nero sono più soggetti di altri perché il colore del pelo aumenta la rifrazione.

LA DIETA -  Potrebbe essere utile anche variare l'alimentazione, ma  sempre sotto consiglio del veterinario, fornendo meno calorie e  grassi. Se gli animali, nel corso dell'inverno, hanno seguito un regime alimentare di mantenimento, si potrebbe passare al light, solo per l'estate. Per il gatto, preferire l'umido al secco.

CANI DA LAVORO - Chi utilizza i cani per determinati lavori, per didattica o pet therapy, sa benissimo che nel corso dell'estate è meglio sospendere le attività. In caso di interventi urgenti, si può far lavorare l'animale 10 o 15 minuti al massimo.

IN SPIAGGIA - Si può tenere solo se le condizioni sono favorevoli, se c'è vento e aria fresca. Ma anche in questo caso il cane soffre per il forte riverbero a cui non può sottrarsi e quindi è meglio sempre portare una piccola tenda, un riparo dove possa stare. Acqua sempre a disposizione, per dargli da bere ma anche per pulirlo dall'acqua salata, che porta a forme allergiche. Mai comunque sulla spiaggia tutto il giorno.

SINTOMI DI UN COLPO DI CALORE -  Se si torna alla macchina e si trova il cane che respira in maniera eccessiva,  in uno stato di forte agitazione, è possibile che sia sotto effetto di un colpo di calore

COME INTERVENIRE  -  Bisogna far scendere subito il cane dall'auto, metterlo a riposo in un posto fresco e cercare di bagnarlo il più possibile senza stimolarlo a fare nulla. Nel frattempo, rinfrescare l'auto e appena l'animale ha ripreso una respirazione regolare, caricarlo in macchina e portarlo dal veterinario
 
DISIDRATAZIONE - Non dare mai tanta acqua tutta insieme all'animale assetato, potrebbe portare a scompensi come la ritorsione intestinale.
Al pronto soccorso, in genere, il cane non viene dissetato ma immerso in una vasca con acqua e ghiaccio

I GATTI - Sono meno soggetti ai colpi di calore perché hanno maggiore capacità di proteggersi e vanno in giro di meno con i proprietari, in macchina o luoghi caldo. Ma anche loro hanno le ghiandole sudoripare solo a livello dei cuscinetti plantari quindi devono aumentare la frequenza della respirazione. Se si nota nel proprio felino una respirazione accelerata e irrequietezza, bisogna subito spostare il gatto in un ambiente più fresco e avvolgerlo in un asciugamano bagnato per rinfrescarlo.


di Priscilla di Thiene 

Fonte: la Repubblica.it

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            Gli  acquari 

 

Bellissimi, suggestivi, colorati, gli acquari  sono concepiti per ricreare uno spaccato naturale di vita ed ecosistema sottomarino, che affascina sempre di più e non solo gli amanti dell’acquariofilia.

Li possiamo trovare “a centro spazio” (nei grandi saloni d’entrata di alberghi e/o negozi), “a parete” e quindi accessibile solo dalla parte anteriore (acquario classico con due lati opacizzati), o addirittura “mascherato” dietro una parete, ultimamente sono sempre di più le abitazioni che per dare un tocco in più di eleganza all’arredamento, comprendono acquari più o meno “importanti”, con specie di pesci sempre più strani, nei colori e nelle forme.

Prima di avventurarsi, però nell’allestimento di un acquario, anche di piccole dimensioni, bisognerebbe tenere conto soprattutto delle esigenze biologiche particolari che hanno alcune specie di pesci e solo successivamente preoccuparsi dell’impatto estetico con l’ambiente circostante, domestico o altro.

Gli acquari poi, oltre ad essere occasione di osservazioni naturalistiche ed elemento decorativo, pongono dei problemi tecnici e funzionali come per esempio la sistemazione e la “mimetizzazione” delle varie attrezzature (compressore, filtri, sistema di illuminazione, areazione e riscaldamento), nonché la sua manutenzione (controllo dei nitriti, pulizia del coperchio, svuotamento e pulizia dello schiumatoio, controllo delle guarnizioni, etc…).

Tutti gli acquari devono essere chiusi sopra, non soltanto per evitare che i pesci saltino fuori dalla vasca, ma anche perché la chiusura impedisce l’eccesso di evaporazione e perdita di calore dalla superficie dell’acqua.

 

 

 

 

                                                                     Betta splendens

Curiosità

Anche nello spazio ristretto di un acquario, è possibile assistere ad uno spettacolo alquanto curioso: l'amicizia tra gli anemoni di mare, che hanno tentacoli bellissimi ma velenosi e i piccoli di Pomacentridi (pesci pagliaccio), gli unici in grado di avvicinarsi senza danni.

Questi, al primo segnale di pericolo, si rifugiano tra i tentacoli degli anemoni, velenosi per i predatori ma non per loro ed è veramente tenero da vedere.

Sia gli anemoni che i loro piccoli ospiti si trovano benissimo in ogni acquario, in quanto tollerano senza problemi, la cattività.

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Le  piante  dell’acquario

I vegetali costituiscono la base della vita non solo sulla terra, ma anche nei fondali marini o comunque dove c’è acqua, quindi sono indispensabili anche per il corretto funzionamento dell’acquario.

Senza  di essi non è possibile il raggiungimento di un equilibrio biologico perché sono da considerarsi un complesso e delicato laboratorio chimico.

Per accrescersi i vegetali hanno bisogno di materie prime essenziali fornite loro dal fondo, dall’acqua e dalla luce che apporta l’energia necessaria per la fotosintesi clorofilliana.

L’ossigeno prodotto poi, è di vitale importanza per i pesci e per i microrganismi preposti alla depurazione dell’acqua.

Perché il loro accrescimento sia ottimale, i vegetali devono ricevere anche un adeguato e continuo apporto di sali minerali.

Un terreno costituito solo da sabbia ben lavata, per esempio, funge per lo più soltanto da supporto e sostegno per le radici, anche se ci sono delle piante come la Vesicularia, la Salvinia, l’Elodea, l’Ambulia e la Synnema, che si accontentano di un substrato così povero.

 

Piante tipiche degli acquari sono: Glicine d’acqua, Ranuncolo d’acqua, Muschio d’acqua, Echinodorus, Felce acquatica, Hypoestes, Nymphoides acquatica, Caulerpa prolifera, etc…  

 

Da ricordare

Ogni vegetale ha una sua temperatura ottimale e, prima di costruire un acquario (d’acqua fredda, calda o temperata), bisogna spendere un po’ di tempo nella ricerca del miglior binomio vegetale-ambiente, altrimenti si rischia il continuo appassimento delle piante. 

 

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  L´Atlante europeo dell´emergenza climatica lancia l´allarme: molte specie stanno disertando il Vecchio Continente e rischiano l´estinzione.

Un segnale di pericolo anche per l´uomo.

E per il suo futuro  

 

Dopo  la scomparsa delle lucciole e la morìa delle api, sono ora le farfalle ad allontanarsi dalla nostra vista e disertare il nostro immaginario.Ancora una volta il cambiamento climatico viene chiamato in causa.

E per ognuno di questi animali si può dire che il vuoto che lasciano è molto più grande delle loro piccole ali. A farfalle e api che si occupano dell´impollinazione è affidata infatti la sopravvivenza delle piante.

Gli uccelli che di lepidotteri si nutrono hanno già iniziato a rarefarsi nelle campagne, modificando le loro rotte migratorie sulla scia del riscaldamento del pianeta.

L´addio delle farfalle - anche se avviene in un modo che più silenzioso e discreto non si potrebbe - è l´ennesimo segnale del fatto che l´ambiente in cui abitiamo sta diventando a poco a poco sempre più inospitale.

Insetti e piccoli volatili se ne sono accorti per primi, e con i loro corpi minuscoli e fragili hanno colto in anticipo i segnali di fumo che arrivano ormai da 360 gradi anche a noi uomini.

E al nostro futuro.

Gli esperti di cinque Paesi che hanno appena compilato l´Atlante europeo delle farfalle e del rischio climatico danno la colpa al termometro che sale alterando il ciclo riproduttivo degli insetti.

Ma sono ormai diversi anni che gli entomologi puntano il dito anche contro i pesticidi usati in agricoltura, il rimodellamento di foreste e corsi d´acqua secondo le esigenze dell´uomo e persino contro l´inquinamento luminoso che fa perdere direzione al volo solo apparentemente erratico delle farfalle.

Se questi insetti decidono di volare via proprio ora, dopo aver coperto con un piccolo paio di ali gli habitat più disparati della terra per cento milioni di anni, forse il campanello d´allarme dovrebbe essere ascoltato con più attenzione.

«Il nostro Atlante - scrive Josef Settele, che dall´Helmholtz Centre for environmental research tedesco ha coordinato lo studio sul futuro delle farfalle in Europa - fa vedere quale sarà la risposta di questi insetti al cambiamento climatico.

Molte specie dovranno cambiare la loro distribuzione in modo radicale, se vorranno tenere il passo con i mutamenti dell´ambiente.

E dal comportamento delle farfalle potremo intuire anche quali saranno le reazioni degli altri insetti, che da soli coprono circa due terzi delle specie terrestri».

Specie per specie, i compilatori dell´atlante hanno disegnato le mappe della distribuzione delle farfalle in un´Europa sempre più calda.

Alla ricerca di temperature miti, le specie di pianura si stanno già spostando verso le montagne e quelle di montagna cercano di migrare più a nord.

Di questo passo, fra un decennio bisognerà camminare in un prato scandinavo o scozzese per ammirare quello che Herman Hesse chiamava "un simbolo dell´anima", che "vive soltanto per amare e concepire e per questo si è avvolta in un abito meraviglioso".

Nelle due proiezioni al 2050 e al 2080, l´Atlante mostra che gli habitat più adatti alle farfalle si concentreranno nel nord Europa.

«Ma non è detto che spostarsi verso l´alta quota o cambiare latitudine basti a risolvere i problemi.

Quel giusto compromesso di pascolo, radura e foresta che consente a una farfalla di sopravvivere non è infatti facile da ritrovare», spiega Valerio Sbordoni, zoologo esperto di farfalle dell´università romana di Tor Vergata.

«Anche gli interventi dell´uomo per ricreare gli habitat distrutti, spesso non hanno successo. Sull´Appennino, per esempio, è in corso una riforestazione che rischia di essere troppo fitta per le esigenze delle farfalle.

Purtroppo, per queste specie, è difficile pensare a un intervento umano che sia risolutivo».

L´Atlante disegna per il futuro delle farfalle due scenari.

Il primo in cui le emissioni di gas serra da parte dell´uomo saranno tagliate con successo e di qui al 2080 la temperatura media in Europa sarà cresciuta solo di 2,4 gradi.

Il secondo, invece, in cui il riscaldamento climatico continuerà a marciare a tutto vapore, facendo salire il termometro del continente di 4,1 gradi.

Nel primo caso le farfalle perderanno il 50 per cento delle radure in cui attualmente concentrano i loro voli.

Nel secondo caso, la riserva indiana in cui saranno confinate sarà pari al 5 per cento del territorio in cui vivono oggi.«Ero sulle Alpi liguri qualche tempo fa - racconta Sbordoni - e mi sono trovato davanti a un esemplare di Cleopatra, una farfalla mediterranea che mai mi sarei aspettato di vedere a quasi 1.800 metri di altezza».

Secondo l´Atlante il 60 per cento delle specie di farfalle presenti nel nostro continente hanno già fatto slittare il loro habitat verso nord. E per 71 di loro è scattato l´allarme rosso che indica che l´estinzione è vicina.

 In Gran Bretagna, dove periodicamente vengono organizzate delle giornate di avvistamento e i volontari - soprattutto bambini - devono contarne il numero più alto possibile, le statistiche del "National moths count" parlano della perdita di un terzo degli esemplari dal 1969 a oggi.

Nel nord Europa si sfruttano addirittura i telefoni cellulari per fotografare le specie avvistate e inviare le immagini, con le coordinate del luogo, all´esperto incaricato del censimento.

In ogni caso già oggi la primavera per i lepidotteri (come per molte altre specie animali e vegetali) sembra arrivare con due o tre settimane di anticipo rispetto a dieci anni fa.

A gennaio di quest´anno la versione dell´Atlante dedicata agli uccelli (che si nutrono anche di farfalle) aveva parlato di un analogo slittamento verso nord della maggior parte delle specie.

Ma se gli animali volanti non hanno difficoltà a spostarsi per cercare la temperatura a loro più consona, altrettanto non si può dire del loro habitat ancorato al terreno, fatto di foreste, pascoli e fiori.

E se il nord Europa è destinato a essere eletto a domicilio di molte specie di farfalle che oggi sono di casa in Italia, non è detto che il nostro paese venga scelto dagli esemplari del sud, conferma Sbordoni:«la barriera del Mediterraneo ostacola infatti l´arrivo di nuove specie nella penisola».

Che rischia di ritrovarsi ancora più grigia, senza il battito d´ali delle farfalle.   

 

Fonte:  la Repubblica  

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Uccelli virtuosi del canto?
 

Dipende tutto dal clima

Più è imprevedibile ed estremo, più diventano bravi ed elaborati.  

ALCUNI emettono solo pochi suoni, un po' monotoni. Altri invece sono dei virtuosi, dal canto talmente elaborato da riuscire ad incantare - e sorprendere - un pubblico particolarmente esigente.

 In questo caso, quello degli scienziati, che, analizzando gorgheggi e richiami degli uccelli canori sono giunti ad una inedita conclusione: il segreto della particolare abilità "melodica" di certi esemplari è legato al clima. Più questo è incerto ed imprevedibile, più gli uccelli sviluppano una capacità particolare di variare e modulare il loro canto.
Per i ricercatori, è questione di sopravvivenza.
Se gli uccelli si trovano ad affrontare inverni duri, climi particolarmente asciutti o con variazioni imprevedibili, diventa più difficile per loro cavarsela e riuscire a riprodursi.

Il cibo rischia di scarseggiare da un momento all'altro, e l'ambiente può diventare improvvisamente ostile. Studiando una specie particolare, il mockingbird, (mimo poliglotto), ricercatori americani hanno osservato che proprio gli esemplari che vivono in ambienti estremi tendono a cantare in modo più variato ed elaborato.

"Un collegamento sorprendente", secondo il dottor Carlos Botero del National Environmental Synthesis Center, uno degli autori dello studio pubblicato su Current Biology, "che indica che il clima rivela molto del luogo in cui gli animali vivono ma anche della loro personalità e qualità".
Il canto è uno strumento di seduzione per gli uccelli, che lo utilizzano per attirare le femmine e respingere i rivali in amore. Allo stesso tempo è un codice che rivela moltissime informazioni su chi lo emette.

Gli uccelli, infatti, imparano a cantare, e i risultati che raggiungono in questa abilità sono indicativi delle loro capacità mentali. I

n ambienti dal clima particolarmente incerto, comunicare con note melodiose e sofisticate non è solo un vezzo per gli uccelli, ma diventa un'abilità critica, perché le femmine si fanno altamente selettive nella ricerca di un compagno. E chi canta meglio, rivela di essere più adatto a sopravvivere in un ambiente difficile, mostrando la propria intelligenza ed inventiva.

E quindi risulta più appetibile.
Gli studiosi - hanno partecipato alla ricerca anche il Cornell Lab of Ornithology e la McGill University - hanno analizzato il canto del mockingbird in ambienti molto diversi, dal deserto alla giungla.

Le registrazioni di fischi, gorgheggi, trilli e pigolii sono state studiate e convertite via computer in sonogrammi, che permettono ai ricercatori di "vedere" il suono.

Dati successivamente confrontati con database di informazioni climatiche, con precipitazioni atmosferiche e temperature relative alle diverse località.

 L'analisi dei dati ha lasciato pochi dubbi: gli uccelli che vivevano nelle zone più difficili e variabili climaticamente, sono risultati nettamente più abili nel canto.


La cosa ci interessa da vicino, perché qualcosa di simile accade anche per l'uomo.

Si ipotizza da tempo, ricorda Botero, che alcune manifestazioni umane, come il linguaggio, la musica l'arte e la letteratura, si siano evolute come segnali di intelligenza nel processo di selezione sessuale. E i nostri dati, sottolinea lo studioso, "indicano che un processo simile si verifica negli uccelli canori".

Per gli scienziati è un'opportunità in più per comprendere quali sono le forze che agiscono favorendo l'evoluzione di tratti così importanti anche per l'uomo.

(23 maggio 2009)La Repubblica.it   Commenta (0 Commenti)

Uccelli   esotici  

 

Sotto questa denominazione si indicano un insieme, alquanto eterogeneo, di specie  facilmente allevabili in gabbie o voliere.

(Voliere che devono avere dimensioni tali da permettere loro una certa libertà di movimento).

Si suddividono secondo le loro abitudini alimentari, che determina per l’allevatore cure e impegno diversi. Essendo però animali appunto esotici, necessitano di una maggiore attenzione per quanto riguarda il clima, vanno quindi necessariamente protetti dai rigori della stagione invernale, evitando loro bruschi sbalzi di temperatura che difficilmente riuscirebbero a sopportare.

Anche se dal punto di vista alimentare, la suddivisione non è sempre netta, al gruppo degli uccelli esotici appartengono sia specie insettivore che granivore.

Tra le specie insettivore possiamo trovare esemplari di dimensioni che vanno da molto piccole a discretamente grandi, con uccelli tra i più vivaci ed intelligenti allevati in cattività.

Questi solitamente sono più longevi dei granivori, facilmente addomesticabili diventano, con il tempo, veri animali da compagnia.

 

 

disegno di uccello esotico

Alimentazione 

Pastone per insettivori (in commercio), una certa quantità di cibo vivo e molta frutta.

Il cibo vivo ( a volte) può costituire un problema, o meglio, un elemento frenante per chi vorrebbe dedicarsi all’allevamento di tali specie.

E’ sufficiente fornire loro con una certa regolarità le tarme della farina, larve e adulti di mosche, lombrichi spezzettati e, potendo, qualche cavalletta.

La frutta matura, mere, per e arance tagliate a metà e bloccate tra le sbarre della gabbia, ma anche chicchi d’uva sbucciati e tagliati e qualche pezzetto di banana.

L’acqua rappresenta un elemento indispensabile e andrà fornito ogni giorno sia nel beverino che nella vaschetta per il bagno.

L’unico problema è costituito dalla pulizia dei contenitori: gli uccelli non granivori producono escrementi liquidi e piuttosto maleodoranti, per cui è bene ricoprire il fondo dei contenitori con uno strato di segatura, sabbia e torba, facile da rimuovere e da sostituire.

Lo stesso vale per i posatoi che vengono facilmente sporcati, è bene anche qui sostituirli spesso per raschiarli e lavarli poi in acqua calda.

Tra le specie che più facilmente si acclimatano e ambientano in cattività, possiamo citare le maine, le quali non solo sono di buona compagnia, ma addirittura se lasciate libere, gironzolano per casa.

Di dimensioni abbastanza grandi e molto tranquilli, se mantenuti isolati in voliera, sono i tucani: uccelli dotati di un enorme becco, originari delle regioni tropicali americane.

 

 

 

disegno di tucano

   Curiosità

Gli uccelli esotici da gabbia e da voliera sono (purtroppo) oggetto di un vasto e fiorente commercio, perché il loro coloratissimo piumaggio appaga le esigenze degli allevatori più raffinati.

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    Allevamenti  biologici

       le  galline ovaiole 

 

Le specie avicole domestiche allevate in aziende biologiche sono per lo più polli da carne e galline ovaiole, seguiti da tacchini, faraone e quaglie.

Polli e galline sono animali sociali con un comportamento quotidiano ben strutturato: cura e pulizia delle penne nelle primissime ore del giorno (importanti per mantenerle in buone condizioni), alimentazione e deposizione delle uova, quindi riposo a mezzogiorno, poi di nuovo in cerca di cibo nel pomeriggio e a fine giornata sui posatoi per la notte (le galline ovaiole devono dormire 8 ore).

All’interno di un allevamento avicolo devono trovare posto due strutture importanti:i posatoi, possibilmente rialzati e non troppo inclinati per appollaiarsi e riposare, e le lettiere.

Per ogni metro quadro devono trovare posto 6 animali (in un capannone sempre ben ventilato,il numero massimo è di 3000 capi), all’esterno invece sono previsti  4 metri quadrati per animale..

Un ambiente senza posatoi determina un aumento dell’aggressività che si manifesta con comportamenti di cannibalismo e di deposizione di uova a terra (problema grave nell’allevamento biologico perché le uova rotte, incrinate o sporche spesso attirano gli animali e li incoraggiano a beccare).

Per evitare il cannibalismo invece, si isolano i soggetti più deboli.

Come per le altre specie, anche per le galline, le aree devono essere ben distinte in funzione del comportamento: ad esempio nelle aree destinate al riposo non dovrebbero esserci mangiatoie e quelle destinate al razzolamento dovrebbero essere bene illuminate per impedire la deposizione dell’uovo sulla lettiera.

Per quanto riguarda l’alimentazione, anche questa ben curata, è prevalentemente a base di mais macinato, erba medica, frumento, granoturco, crusca, soia e calcio che fa bene al guscio dell’uovo.

Negli abbeveratoi ci deve essere sempre acqua potabile.

Alla fine di ogni ciclo poi, viene praticato il cosiddetto “vuoto sanitario”, cioè vengono asportate le deiezioni e si  effettua la disinfezione del capannone.

Infine, il letame prodotto da questi animali (pollina), diventa la fonte principale di materia organica, per fertilizzare il terreno.

 

 

 

                                gallina con pulcini su un prato

 

  

CURIOSITA'

 

Le uova acquistate al supermercato, hanno una stampatura impressa sul guscio, che ci dice da quale allevamento provengono:

 

 

0  allevamento biologico.

1      "      "           all'aperto ( la gallina ha gli stessi spazi di quella biologica ma, diversa alimentazione).

2      "      "           a terra ( dentro capannoni, libere di razzolare però sempre al chiuso).

3      "      "           in gabbia.

it      "      "           prodotto in Italia

Le uova si conservano per circa 29 gg dalla deposizione.

Vanno tenute in frigo, possibilmente nella loro confezione di acquisto, così sono meglio protette dai fattori esterni come, per esempio, gli odori degli altri alimenti nel frigo. 

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