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Si  può  parlare  di  “benessere” per  gli  animali?

 

    

Se l’animale vive la propria esistenza il più  vicino possibile a quella naturale, la risposta è sì, però non basta, bisogna anche garantire loro stimoli adeguati.

L’allevatore deve porre molta attenzione all’analisi e alla conoscenza del comportamento e fare in modo che, anche in allevamento, l’animale o il gruppo, possa esprimersi secondo le specifiche esigenze biologiche ed etologiche.

Nella zootecnìa biologica, per esempio, garantire agli animali condizioni ottimali di stabulazione, promuovendone la salute e la longevità, costituisce l’obiettivo principale.

I locali, con illuminazione naturale, devono poter assicurare piena libertà di movimento agli animali così da potersi sdraiare, girare e assumere tutte quelle posizioni naturali e caratteristiche della specie.

Anche gli spazi all’aperto, devono rispettare determinate caratteristiche e avere adeguati ripari dal vento, dalla pioggia, dal sole e dal caldo eccessivo. Massima cura anche nell’alimentazione, preferibilmente con mangimi di origine vegetale e biologica, ovviamente sono banditi nel modo più assoluto ormoni o sostanze sintetiche per aumentare l’appetito,la crescita o la produzione.

Lo stato di benessere degli animali, secondo alcuni studiosi poi, lo si può misurare addirittura con metodi scientifici, basando il tutto su indicatori (comportamentali, patologici, fisiologici e produttivi) rilevabili ed analizzabili statisticamente che aiutano non solo gli allevatori, ma anche gli organismi di certificazione.

Acquistare biologico significa  quindi anche acquistare benessere animale e non solo garantire la salute del consumatore.

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 I  canarini

 

Uccelli che prendono il nome dalle isole Canarie da cui sono originari e in Europa, dopo il 1400, i canarini furono importati dagli spagnoli. Si narra che una nave spagnola con un carico di canarini fu sorpresa da un uragano e naufragò nei pressi dell’isola d’Elba. Gli uccellini riacquistarono la libertà, si acclimatarono nell’isola, riproducendosi e incrociandosi. Dall’isola d’Elba poi, si diffusero in buona parte dell’Europa per merito degli italiani, che ne curarono l’allevamento e fecero largo commercio degli esemplari nati in cattività.

Dopo gli spagnoli e gli italiani, anche i tedeschi divennero i maggiori produttori e in seguito, sorsero allevamenti  in molte altre nazioni europee.

A circa un secolo di distanza dalla loro introduzione in Europa, negli allevamenti di canarini si verificarono mutamenti di colorazione del piumaggio. Inizialmente, il fenomeno interessò pochi soggetti, ma siccome tali cambiamenti cromatici erano dominanti ed ereditari, piano piano un nuovo colore - il giallo - prese decisamente il sopravvento sull’originario colore verde-grigio del mantello.

I fattori che determinarono quelle mutazioni, quasi sicuramente furono dovute all’alimentazione e all’habitat artificiale, ma fu soprattutto l’uomo, con la sua voglia di ottenere soggetti che si distinguessero dagli altri per qualche “strana” e “innovativa” caratteristica, a trasformarli da uccellini ricchi solo del loro canto, negli splendidi esemplari reperibili oggi con estrema facilità in tutti i nostri mercati.

 

Curiosità

Il bel canto nei canarini come negli uccelli in genere, è prerogativa dei maschi; il canto della femmina è piuttosto sommesso, nel maschio invece è ricco di gorgheggi e note molto acute.

 

 

 

 

 

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I canarini domestici 

 

Sono gli uccelli da gabbia per eccellenza e sono diffusi in tutto il mondo.

Si riproducono da secoli in cattività e anche se di piccole dimensioni, sono  uccellini robusti e abbastanza longevi (in media 8-12 anni), dotati di bel canto e riproducibili anche in gabbie  piuttosto piccole, con la massima facilità.

Possiamo costruire un nido, con ovatta, muschio o steli di erba secca, all’interno della gabbia e la femmina andrà lì a dormire e a deporre le uova. In genere viene deposto un uovo al giorno o a giorni alterni fino a raggiungere in media 3-5 per covata e le cova la femmina, la quale viene accudita dal maschio che pensa anche al suo nutrimento.

Durante la cova (inizia entro Aprile/Maggio), per fare sì che il calore del corpo passi più facilmente alle uova, la femmina sviluppa quella che viene chiamata “placca incubatrice”, cioè una parte dell’addome si spoglia parzialmente delle piume e si arricchisce di capillari sanguigni, diventando così più calda.

Le uova si schiudono in genere dopo 13 giorni di incubazione e i piccoli, che nascono con gli occhi chiusi e qualche sparuta piumetta, vengono nutriti da entrambi i genitori.

Si sente spesso dire che, chi tiene i canarini in gabbia, non riesca ad ottenere la riproduzione perché i genitori rompono le uova o trascurano i piccoli o addirittura non si riproducono affatto.

Il più delle volte questi motivi d’insuccesso possono essere dovuti non tanto agli animali ma quanto all’allevatore. Il continuo disturbo, l’insistenza nel controllare le uova deposte, l’alimentazione inadeguata o la trascuratezza sono le cause principali dei fallimenti.

A volte poi si vuole costringere due "individui" a convivere quando non ne hanno la minima intenzione.

Anche i canarini hanno i loro gusti!

 

 L’alimentazione

È sempre buona regola dare vegetali freschi in piccole quantità, ma non sempre la solita foglia di lattuga o indivia (ben lavata e asciugata), ma anche pomodoro maturo, fave e piselli dolci oltre a semi di piante selvatiche, raccolti magari da noi stessi, prima della completa maturazione.

Tra i preferiti vi sono quelli di cardo selvatico, di sedano, lattuga e cicoria.

Soprattutto durante il periodo che precede la deposizione, ma anche quando avviene la muta del piumaggio, i canarini hanno bisogno di sali di calcio e questi saranno loro forniti dal classico osso di seppia e da gusci d’uovo polverizzati, che potremo dare insieme al tuorlo di un uovo sodo sminuzzato e impastato con un pochino d’acqua o latte.

Qualche fetta di carota cruda aggiungerà alcune utili vitamine e i composti di base (carotenoidi) per mantenere buona la colorazione.

 

 

 

 Curiosità

I canarini gialli, possono essere trasformati in canarini arancione, con una particolare alimentazione che viene somministrata appena prima e durante il periodo della muta.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Gli uccelli nostrani 

 

Forse non lo sapete, ma sono molte le specie di uccelli nostrani che possono essere allevati, senza difficoltà, in gabbia  e in voliera.

In base alle loro abitudini alimentari, li possiamo dividere in due categorie:insettivori e granivori.

Gli insettivori,in natura, svolgono l’importantissimo ruolo di tenere sotto controllo gli insetti dannosi e quelli che si adattano meglio alla  vita in cattività, appartengono alla famiglia degli Sturnidi, (uccelli di piccole dimensioni, con piumaggio scuro e becco robusto,come per esempio lo storno)  e dei Turnidi, cioè tordi, merli, usignoli e pettirossi.

Come li dobbiamo nutrire?Consigliamo l’acquisto del pastone per insettivori e di servirlo insieme ad insetti vari, come lombrichi e/o bruchi.

Tra gli uccelli nostrani ricordiamo  anche corvi, gazze e cornacchie (Corvidi), relativamente facili da allevare e,in genere, molto socievoli.

Tra i granivori troviamo i fringuelli, i cardellini, i ciuffolotti,i frosoni ecc… tutti davvero molto belli e soprattutto di grande adattabilità.

La gabbia dovrà essere molto spaziosa, per permettere agli uccelli una libertà di movimento a loro indispensabile.

Nell’alimentazione, bisogna cercare di fornire più varietà di semi possibili,molto apprezzati sono il cardo (semi particolarmente prediletti dal cardellino), il miglio, il girasole e cicoria da fornire giornalmente, insieme a piccole quantità di carota grattugiata.

Quando non sono disponibili i semi freschi, si può ovviare con foglie di insalata verde.

Alla famiglia dei granivori, appartengono anche il verdone, lo zigolo capinero, l’ortolano, ecc…però dovete sapere che si adattano meglio a vivere in voliera all’aperto, piuttosto che in gabbia, perché hanno bisogno di una maggiore libertà di movimento. 

Un consiglio  

Come fare per avvicinare a noi questi uccelli selvatici, senza doverli per forza chiudere in gabbia,o tenerli comunque in uno spazio ristretto?

Facile!

Noi de “il mio nido” suggeriamo, a chi possiede un giardino o comunque un po’ di verde intorno a casa, di costruire dei piccoli nidi artificiali, per dare loro la possibilità di riprodursi, oppure collocare delle piccole mangiatoie (costruite da noi, o comprate nei negozi per animali), con incluso i beverini per l’acqua, ma vanno bene anche delle piccole ciotole, sistemate qua e là.

Per quelli invece (e sono tanti) che non hanno la fortuna di possedere un pezzetto di natura vicino la propria abitazione, provate, con i vostri bambini, a mettere, sistematicamente, sul davanzale di casa o sul balcone, qualche semino o semplicemente briciole di pane……..vedrete come accorreranno per beccare!

 

 

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Le farfalle

 

Sinonimo di leggerezza e colore, le farfalle, animali davvero bellissimi, allietano la vista nonché, ovviamente, la natura.

Appartengono alla famiglia dei lepidotteri, (dal greco Lepis che vuol dire squame e pteron, che vuol dire ala) cioè degli insetti che possiedono quattro ali membranose,  ricoperte di minute scaglie che danno la tipica colorazione  e che, se toccate, lasciano una particolare e alquanto strana polverina sulle dita.

Ci sono farfalle diurne e notturne (falene).

Il loro volo avviene grazie alla contrazione dei muscoli del torace,(attività che dipende dalla temperatura) e le loro ali,durante il volo, non si muovono soltanto dall’alto in basso e viceversa, (come potrebbe sembrare),ma disegnano una traiettoria a forma di otto.

Per quanto riguarda invece,la velocità,essa dipende dalla forma delle ali e dalla potenza della muscolatura.

Non possedendo uno scheletro interno, il corpo dei lepidotteri è sorretto da un robusto rivestimento esterno, chiamato esoscheletro, costituito da una cuticola chitinosa a più strati.

Come tutti gli insetti, sono organismi metamerici, cioè con il corpo formato da una successione di segmenti simili tra loro, detti metameri, che si trovano nel capo, nel torace e nell’addome; gli organi di senso,invece sono le antenne, poste tra gli occhi.

Il loro apparato boccale,tipico dei lepidotteri adulti, è di tipo succhiatore, a differenza delle larve che ne posseggono uno di tipo masticatorio e i lobi delle mascelle (galee) formano una specie di tubicino detto spirotromba o proboscide con il quale succhiano,appunto, il nettare dei fiori, il succo della frutta matura, l’acqua e che quando non viene usata, è tenuta avvolta a spirale sotto il capo.

 

Farfalla macaone papiliomacaon

 

La vita della farfalla

Le farfalle, durante lo sviluppo, subiscono un processo di metamorfosi che comprende,oltre all’uovo, tre stadi: larva, pupa o crisalide e immagine  (insetto adulto).

Stadi questi,molto diversi tra loro e,ogni passaggio presuppone un  radicale cambiamento del corpo.

Larva o bruco: dura circa 20/30 giorni ed è la fase della nutrizione e dell’accrescimento.
Una volta maturo il bruco si fissa, per mezzo di fili di seta ad un supporto o tesse un bozzolo di seta e si trasforma in crisalide. Le larve, avendo un regime alimentare prevalentemente vegetariano,  danneggiano le piante  perché ne divorano le foglie e ne compromettono i frutti.

Pupa: caratterizzata da una immobilità esteriore,dove sembra non succedere nulla, mentre invece,internamente al suo bozzolo, subisce non poche e complesse fasi di crescita e trasformazione di tessuti e  organi. Dopo due settimane circa, avviene lo sfarfallamento,(farfalla adulta).

La vita della farfalla è piuttosto breve, varia da qualche giorno ad una settimana o due e, solo in alcuni casi, raggiunge il mese di vita.

Gli adulti, a differenza delle larve, non sono quasi mai nocivi, perché si nutrono esclusivamente del nettare dei fiori, provvedendo all'impollinazione delle specie. 

Gli studiosi, dopo aver analizzato molti reperti fossili, sono arrivati alla conclusione che la metamorfosi della farfalla è rimasta immutata da oltre cento milioni di anni.

Mimetismo

Molte farfalle per sfuggire ai predatori,mettono in atto astute forme di mimetismo,come per esempio: falsi occhi sulle ali, confondersi con l’ambiente, somigliando nei colori o nell’aspetto, a rami, foglie, sassi, altre addirittura “fingono” di avere la testa dalla parte opposta del corpo. Altre ancora, imitano non solo nella forma e nei colori, ma anche nel modo di volare alcune specie velenose.

 

Una raccomandazione

Vinciamo la tentazione di prenderle in mano per ammirarne i colori e le fattezze da vicino: faremmo loro solo del male.

Già sono tanto ricercate (purtroppo) dai molti collezionisti, che le uccidono infilzandole vive con uno spillo nel torace!!!

Evitiamo di fare ulteriori danni.

Godiamocele mentre volano, libere e piene di colore, sopra altrettanti colorati fiori.

 

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Allevare un animale

Adottare” un animale ed allevarlo in casa, molto spesso può rivelarsi difficoltoso,in quanto non si è capaci di fronteggiare i piccoli e/o grandi problemi che,inevitabilmente,si presentano.
Quanto deve mangiare? Come educarlo? Come capire il suo linguaggio? Come allevarlo nella maniera più sana e corretta? Come abituarlo alla vita in nostra compagnìa?
Noi de “Il mio nido” proviamo a darvi qualche suggerimento utile in merito al gatto, al cane, agli uccelli (sia da gabbia che da voliera) ed infine una parte la dedicheremo ai piccoli roditori, criceti e conigli, animali questi meno consueti, è vero, però in grado di dare altrettante soddisfazioni.
Non c’è dubbio che gli animali da compagnia giochino un ruolo determinante nella riduzione dei problemi dovuti al ritmo e al tipo di vita della società odierna. Essi hanno anche un’importante funzione formativa per i bambini, perché li aiutano a sviluppare la capacità di dare e ricevere affetto e promuovono in loro il senso di responsabilità verso gli animali.
Esistono molti casi che dimostrano i benefici prodotti dalla presenza di un animale domestico anche nei bambini portatori di handicap.
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I roditori

I roditori in genere,specialmente per i bambini,rappresentano una scelta logica,quasi obbligata quando,per motivi di spazio non è possibile acquistare animali più grandi.

Puliti,silenziosi,per nulla invadenti e con poche esigenze,svolgono una notevole funzione educativa,specialmente per coloro che con il mondo della natura hanno pochi contatti.

Le specie allevabili sono alquanto numerose,andremo quindi a trattare le più comuni e rappresentative,analizzandone  esigenze e comportamento.

 

Il criceto

Il criceto domestico non va confuso con la specie selvatica europea,distruttrice di raccolti e granai. Originario della Siria,è stato selezionato in particolare da allevatori inglesi e americani in una grande varietà di razze.

Curiosi,puliti,abitudinari e facilmente allevabili sono  per contro litigiosi con i propri simili,fatto questo che va tenuto in debito conto al momento dell’acquisto. Già nei primi periodi di vita tendono infatti a delimitare il proprio territorio dando segni di intolleranza verso ogni intruso.

In seguito la litigiosità si trasforma in violenza anche verso gli esemplari di sesso opposto, fatta eccezione per i brevi periodi di accoppiamento. Al contrario di altre specie tenute in cattività, è senza dubbio preferibile mantenere i criceti in solitudine, stato questo da loro molto apprezzato. Altra particolarità del comportamento è l’abitudinarietà; senza alcun motivo, (per noi s’intende), il criceto mostra una spiccata predilezione per zone ben precise della gabbia a seconda dei momenti fisiologici: dormirà sempre nello stesso posto ed evacuerà in un angolo di sua scelta. Il ricovero va perciò adattato alle sue esigenze.

Il massimo dell’attività coincide con il crepuscolo, perché la semioscurità offre un maggior senso di sicurezza e il silenzio, tipico di questi momenti, permette di individuare eventuali predatori. Adattandosi a tali esigenze, si eviti di disturbarli durante le ore centrali della giornata dedicando solo la sera all’alimentazione e all’addomesticamento. A tale proposito va detto che, con pazienza e costanza, è possibile giungere a una tale familiarità da permettere all’animale di uscire dalla gabbia e girovagare per l’alloggio. Unica precauzione durante i primi approcci consiste nel non toccarlo troppo bruscamente e tanto meno afferrarlo all’improvviso; spaventato, non esiterà ad usare il suo unico ed efficacissimo mezzo di difesa: i denti.

 

L’acquisto

Il momento più critico è sempre quello della scelta: un minimo di attenzione va posto al momento dell’acquisto alla presenza di eventuali ferite, in particolare al livello dei padiglioni auricolari, degli arti e dell’addome, specialmente quando più soggetti sono stati ospitati nella stessa gabbia. La presenza di zone prive di peli o di aree della cute arrossate deve far temere una parassitosi.

Lo stato del pelo può anche informarci dell’età dell’animale,infatti i soggetti più anziani presentano un diradamento del mantello ricoprente l’interno della coscia,il margine esterno dei padiglioni auricolari e l’addome. Altro parametro di facile controllo è lo stato dei denti incisivi che,nei roditori,sono ad accrescimento continuo,per cui se hanno il labbro inferiore ferito vuol dire che all’animale, tra gli alimenti, sono mancate quelle sostanze di una certa consistenza preposte a provocare appunto il consumo degli incisivi.

 

L’alimentazione

E’ consigliabile,date le abitudini crepuscolari,somministrare il pasto la sera, in un contenitore di terracotta difficilmente rovesciabile. Al contrario di altri roditori,il criceto ha fabbisogni proteici elevati,inoltre richiede una quantità seppure minima di alimenti di origine animale come uova e carne magra,aggiunte alle verdure (lattuga, cicoria, broccoli, le cime di sedano, gli spinaci).

Anche i cereali fioccati e i semi oleosi quali il girasole,possono essere dati saltuariamente e senza abbondare. L’uso di mangimi per conigli aggiunti ai vegetali, si è dimostrato valido anche per il fisiologico consumo dei denti,in quanto sono alimenti  piuttosto consistenti.

 

La riproduzione

I criceti,come già detto, sono animali molto territoriali e altrettanto gelosi dalla loro privacy.

Anche le abitudini riproduttive seguono, naturalmente, questa regola.

In grado di accoppiarsi già a 4/5 settimane di vita, le femmine accettano la presenza del maschio solo nei brevi periodi in cui sono feconde,al di fuori di questi momenti, lo allontanano a morsi.

Il parto avviene dopo 16 giorni di gestazione ed è preceduto dalla preparazione di un nido costituito da trucioli di legno, stracci di lana e pelo. I piccoli,che non vanno assolutamente disturbati per almeno tutta la prima settimana di vita, aprono gli occhi verso il 10° / 11° giorno.

Dato che la maturità sessuale la raggiungono precocemente, è opportuno separare i piccoli dalla madre già alla quarta settimana di vita.

 

Le cavie

Piccoli roditori originari dell’America meridionale, socievoli e ben adattabili a condizioni ambientali non favorevoli, possono essere allevati anche da chi non ha mai avuto esperienza con gli animali.

L’alimentazione

Alle cavie piace il buon cibo che consumano anche in quantità rilevanti. Trattandosi di animali erbivori, paragonabili al coniglio, preferiscono vegetali sia freschi che essiccati, cereali e frutta.

Poiché lo stato di benessere e la buona salute dipendono da una dieta varia e bilanciata riteniamo validi i seguenti alimenti: fieno fresco, cavoli,carote, sedano,barbabietole, farina di avena, granoturco soffiato, semi di girasole, torsoli di mela e pera. Inoltre,come per i criceti, è consigliabile l’uso di mangimi per conigli perchè, oltre ad essere completi e integrati con minerali e vitamine, con la loro consistenza impediscono l’abnorme crescita degli incisivi.

Anche la frequenza dei pasti è importante per evitare disturbi intestinali,la somministrazione  al mattino e alla sera può essere considerata ottimale a patto che gli orari siano rispettati:gli animali sono estremamente abitudinari!

Per l’acqua è consigliabile l’uso di un beverino automatico per conigli che,al pregio di una notevole autonomia, unisce il vantaggio di non essere rovesciabile, dimostrandosi senza dubbio molto igienico e comodo.

La riproduzione

Sono animali non eccessivamente prolifici.

Le femmine possono essere lasciate stabilmente con il maschio; il periodo fecondo cade ogni 17/18 giorni e dal momento dell’accoppiamento, passano 70 giorni prima del parto. I piccoli (3/4 cuccioli in media per ogni nidiata),nascono già ricoperti di pelo e dopo qualche ora dalla nascita, sono in grado di muoversi autonomamente.

Dopo lo svezzamento possono essere alimentati con lo stesso cibo degli adulti.

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Colombi e tortore

 

Il colombo è stato, forse, il primo uccello a essere addomesticato.

Presenta alcune peculiarità che lo differenziano dagli altri volatili: è in grado di bere aspirando l’acqua, a differenza degli altri uccelli che usano la parte inferiore del becco come cucchiaio e ingeriscono per gravità sollevando la testa; l’alimentazione dei piccoli, poi, analogamente ai pappagalli, ricorda per certi aspetti quella dei mammiferi.

 Nelle prime settimane di vita è costituita da “latte del gozzo” secreto da particolari ghiandole poste nel gozzo dei genitori che entrano in funzione solo dopo la schiusa.

Questo cibo viene rigurgitato da parte della madre nel becco dei piccoli; è un alimento ricco di proteine e di grassi, indispensabile nelle prime settimane di vita.

I colombi hanno una vista molto sviluppata, meno l’udito, quasi assente il gusto e presentano un’elevata capacità di apprendimento e di esercizi.

La prolificità è bassa (1-2 piccoli per nidiata), ma la velocità di crescita è notevole, tanto che a 25-30 giorni i piccioni sono completi e hanno raggiunto il 60-80% del peso tipico della razza.

In natura la coppia di colombi si costruisce il nido e, quando questo è finito, la femmina depone una o due uova ( il secondo due giorni dopo il primo).

Comincia allora l’incubazione che dura circa diciotto giorni; entrambi i genitori partecipano alla cova, alternandosi sul nido, ma è la femmina a farsene il maggior carico.

Alla nascita i piccoli di colombo sono deboli, coperti da un sottile piumino, ciechi e bisognosi del calore della madre.

Verso il decimo giorno di vita il piumino cade, sostituito dalle penne definitive.

Nei primi 7-10 giorni di vita è indispensabile l’alimentazione materna; poi, se questa viene a mancare i piccoli possono essere nutriti artificialmente con pane rammollito nel latte e semi macerati nell’acqua.

 

tortore

 

Colombi ornamentali

 

I colombi ornamentali di razze prettamente italiane sono i triganini o modenesi e i reggianini. I triganini sono suddivisi in due sottorazze: gli schietti e i gazzi. Gli schietti sono molto colorati, i gazzi con testa, collo, ali e coda colorati e il resto bianco.

I reggianini sono colombi piccoli appartenenti ai cravattati, esemplari che presentano una serie di penne arricciate nella gola, quasi a formare una specie di cravatta.

 I più noti e più apprezzati fra i reggianini sono i “rondoni”, il cui corpo è argentato.

Recentemente l’allevamento di questi animali ornamentali è stato in parte soppiantato da quello dei soggetti da competizione.

 

Il colombo viaggiatore

 

Il colombo da competizione, o viaggiatore, possiede alcune caratteristiche peculiari, quali senso dell’orientamento molto sviluppato, istinto materno, memoria topografica: a queste sono da aggiungere la notevole velocità e resistenza.

Manifesta forte desiderio di vivere nel luogo in cui è nato e ha imparato a volare, e tenta di tornarvi anche se portato molto lontano.

I soggetti da gara devono possedere un fisico che permetta di sostenere sforzi prolungati; i rendimenti migliori si ottengono intorno al 3°-5° anno di vita.

La razza più apprezzata è il viaggiatore belga.

 

Le tortore

 

Esistono numerose specie di tortora che sono di origine esotica e di piccole dimensioni, con un aspetto particolarmente attraente.

Ultimamente tali specie vengono importate con una certa frequenza e, pur non essendo altrettanto rustiche quanto la tortora domestica, non presentano particolari problemi per ciò che riguarda il loro allevamento.

C’è da tener presente però che, data la loro origine, sono particolarmente sensibili all’umidità, pertanto l’ambiente in cui vivono deve essere asciutto e ben soleggiato.

Una delle specie più belle è rappresentata dalla tortora diamante: coda lunga e appuntita, un piumaggio particolarmente soffice di colore grigio perla sul capo, sul collo e sul petto che diventa bianco sull’addome, le piume del dorso e delle spalle sono brune, le ali macchiettate di bianco brillante.

Queste tortore sono particolarmente adatte alla vita in colonia con altre specie perché scarsamente aggressive, ma nel caso si voglia tentarne la riproduzione sarà bene sistemare le coppie in gabbie o voliere singole.

I maschi sono più slanciati e leggermente più grandi delle femmine. Anche la coda si presenta più lunga rispetto a quest'ultime. Inoltre le zampe del maschio adulto sono di un bel rosso carnacino.

 

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            I pappagalli

 

Da tempi remotissimi sono ritenuti gli uccelli da compagnia per eccellenza e molte specie vengono allevate in cattività anche fuori dalle gabbie e dalle voliere.

Venivano allevati sia a scopo ornamentale che per le loro carni, già qualche millennio fa in India e in Cina.

L’interesse verso questa specie aumentò ulteriormente con la scoperta dell’America, in seguito alla quale furono introdotte nel resto del mondo le nuove specie.

La taglia dei pappagalli può variare notevolmente dagli otto centimetri della specie più piccola, al metro e oltre della più grande.

Il cervello di questi volatili è ben sviluppato e le loro capacità intellettive sono superiori a quelle di qualsiasi altra specie; posseggono sensi acuti e memoria eccezionale.

Solitamente molto longevi, specie gli esemplari di media e grande taglia, si adattano benissimo alla vita in cattività, divenendo in genere completamente domestici; col tempo infatti entrano in grande dimestichezza con il padrone, giungendo a volte ad affezionarglisi in maniera talmente profonda da non desiderare quasi più nessun altra compagnia.

I pappagalli sono uccelli forti e robusti, dal corpo elegante sì ma generalmente massiccio. Hanno la testa piuttosto grossa, munita di un caratteristico becco molto duro usato da quasi tutte le specie come se fosse una terza zampa.

Il becco è costituito da un ramo superiore grande ed arcuato e da un ramo inferiore, più piccolo, in grado di scorrere avanti e indietro allo scopo di facilitare lo sguscia mento dei semi e la triturazione dei cibi.

I due astucci cornei delle mascelle in posizione di riposo, cioè a becco chiuso, si incastrano l’uno dentro l’altro.

La lingua è spessa, dura e carnosa, fornita di molte papille gustative e tattili; La particolare conformazione di tale organo fa sì che i pappagalli siano in grado di imitare la voce umana riuscendo ad articolare sillabe e parole.

Le narici e la radice del becco sono circondate da un ispessimento epidermico detto “cera”, molto spesso è ricoperta di soffici piume,gli occhi sono rotondi, e molto vivaci.

Presentano un piumaggio folto a tinte molto vivaci e a seconda delle specie possono avere coda lunga o molto corta.

I pappagalli sono tutti ottimi arrampicatori, grazie alle corte e forti zampe ricoperte di squame e fornite di quattro dita (due anteriori e due posteriori) molto prensili con le quali possono anche prendere il cibo e portarlo alla bocca.

Sono privi di intestino cieco e presentano un gozzo molto sviluppato, nel quale il cibo subisce un preventivo processo di macerazione, essi si nutrono prevalentemente di frutta e di semi.

Questi uccelli, molto socievoli e di norma vivono preferibilmente in gruppo, sono però tendenzialmente monogami e tale fedeltà giunge spesso a prolungarsi per tutta la vita.

 

La riproduzione

 

Di grande importanza è l’età dei riproduttori che devono aver raggiunto la maturità sessuale,che non viene mai completamente acquisita prima dell’anno di vita.

La maggior parte dei pappagalli nidifica, in natura, nelle cavità naturali degli alberi o,se si tratta di legno relativamente tenero, si scava un proprio nido con l’ausilio del potente becco.

In cattività,quasi tutte le specie accettano il nido di legno a cassetta o quello ricavato da un tronco cavo.

A differenza della massima parte degli uccelli in genere,i pappagalli non hanno bisogno di materiale per l’imbottitura del nido;alcune specie provvedono da sole a ricoprirne il fondo con la segatura ottenuta rodendo le pareti di legno,per altre è sufficiente che il nido presenti una concavità adatta a tenere riunite le uova.

La deposizione delle uova avviene in genere dopo una o due settimane dall’accoppiamento:la femmina depone,a seconda delle diverse specie,da uno a dieci uova bianche e tondeggianti, che incuba da sola oppure con l’aiuto del maschio, per un periodo di tempo generalmente compreso tra i diciotto e i trenta giorni.

Dopo la deposizione delle uova ha inizio la cova.

Nei pappagalli non è necessario fare ricorso alle uova finte,in quanto affrontano benissimo una schiusa non contemporanea e sono in grado di nutrire i nati con particolari secrezioni di consistenza variabile, secondo il livello di sviluppo raggiunto dai piccoli.

Tale secrezione viene comunemente detta “latte di pappagallo” ed è un coagulo grasso secreto dal gozzo dei genitori.

I piccoli,che nascono inetti e con gli occhi chiusi,vengono tenuti caldi e coperti dalla madre;dopo alcuni giorni aprono gli occhi e nel giro di qualche settimana presentano già un piumaggio piuttosto folto.

Quando escono dal nido, i genitori riducono le imbeccate,li addestrano al movimento e a nutrirsi in maniera autonoma.

 

 

 

 

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Gli uccelli

 

 

Nel corso dei secoli,uccelli di molte specie sono stati in stretta relazione con l’uomo,ma forse mai come ora sono stati considerati animali “amici” da tenere in casa dentro gabbie  o voliere.

Inizialmente l’uomo utilizzò gli uccelli predatori come strumento per cacciare altri uccelli commestibili e piccoli animali. Solo con il progredire della civiltà gli uccelli cominciarono a essere considerati elementi decorativi della dimora dell’uomo, per la bellezza del loro piumaggio e per il loro melodioso canto. L’abitudine di tenere gli uccelli quali animali da compagnia è universalmente diffusa:occupano poco spazio, sono animali particolarmente puliti, facili da alimentare e sistemare e inoltre non richiedono la stessa costante attenzione di altri animali domestici.

Quando si parla di tali animali bisogna tenere conto che non possono essere trattati e maneggiati allo stesso modo di cani e gatti. In genere gli uccelli non amano essere afferrati dalla mano dell’uomo, temono i gesti bruschi; l’uomo dovrebbe parlare loro con voce piuttosto bassa e dolce in modo da facilitare un rapporto di fiducia e amicizia reciproca.

 

Spazio e attrezzature

 

La prima preoccupazione di chi si vuole dedicare all’allevamento degli uccelli in gabbia è quella di decidere quali specie vorrà tenere e stabilire quanto tempo si può dedicare loro. La seconda considerazione è di ordine economico: allevare e tenere gli uccelli in cattività può, a volte essere un’attività piuttosto dispendiosa sia per l’acquisto degli esemplari sia per il loro mantenimento.

Gli uccelli dal becco sottile, in altre parole gli insettivori, hanno esigenze maggiori rispetto per esempio ai granivori (che si nutrono di sostanze vegetali, specialmente di semi e granaglie) in quanto hanno bisogno spesso di cibo “vivo”. In natura infatti questi uccelli, svolgono un ruolo essenziale nelle comunità animali e vegetali, contribuendo a tenere sotto controllo le popolazioni di insetti dannosi e anche di quelli, di per sé innocui che, crescendo a dismisura, possono diventare nocivi.

Una volta scelti gli uccelli che più ci piace allevare e che più facilmente potremo tenere in cattività andiamo ad occuparci della loro gabbia. Se si tratta di individui isolati o di qualche coppia, basterà una gabbia dalla forma più semplice. La gabbia ideale è quella da allevamento per canarini, di tipo inglese, in cui una sola delle pareti è a sbarre di ferro e tutte le altre sono chiuse, in metallo verniciato per garantire maggiore tranquillità. Naturalmente ai lati e anche posteriormente troviamo aperture con sportelli scorrevoli o a molla che serviranno a collocare il nido artificiale, mangiatoie e beverini. Fondamentale poi è il cassetto sul fondo, che agevolerà la pulizia. Le gabbie devono essere esposte alla luce, a una temperatura ambientale soddisfacente, in una zona ventilata, ma non esposta alle correnti, dove la luce del sole arrivi, almeno per poche ore al giorno.

Condizione indispensabile per la buona salute dei nostri animali è la scrupolosa pulizia della gabbia che verrà effettuata con regolarità e con metodo, (non troppo spesso), così che gli uccelli  possano abituarsi a queste manovre e non si spaventino ogni volta.

Un elemento importantissimo, ma anche troppo spesso trascurato, sono i posatoi, cioè i bastoncini sopra i quali  gli uccelli si appollaiano. Sono preferibili quelli di legno che andranno periodicamente puliti e dovranno essere a sezione circolare con un diametro adatto alle zampe di chi li deve usare. Molto importanti sono anche altri accessori, quali mollette o ganci per reggere l’osso di seppia, biscotti  e/o pezzetti di frutta.

 

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Il cane

 

 

Alcuni reperti archeologici comprovano che già nel 10.000 a. C. il cane era stato addomesticato.

Risale a tale periodo uno dei più commoventi reperti scoperto in Israele in una tomba: un cucciolo accanto al corpo del suo padrone.

L’allevamento del cane deve aver avuto una rapida diffusione in tutto il mondo,tanto che intorno al 5000 a.C. questo animale era presente nel Nord America,introdottovi dai popoli emigrati dall’Asia.

I primi cani domestici non presentavano le accentuate caratteristiche proprie delle razze attuali,ma

con l’avanzare della civilizzazione essi cominciarono ad evolversi e a svolgere particolari funzioni nella comunità,come cani da pastore o cani da guardia.

Soltanto in un periodo relativamente  recente è iniziata  la selezione delle razze, allo scopo di ottenere cani con particolari caratteristiche fisiche.

Il processo di evoluzione ha causato certamente la scomparsa di alcune razze ma,altre di sicuro emergeranno.

Tutte le attuali razze,è ormai quasi certo,discendono dal lupo che,in passato era molto diffuso. Alcune ricerche hanno evidenziato una stretta analogia tra la struttura scheletrica dei lupi di taglia più piccola e quella dei primi cani domestici. Inoltre studi comparativi sul comportamento hanno dimostrato l’esistenza di uno stretto legame tra questi due gruppi di canidi. L’unica differenza riguarda la caccia,esercitata quotidianamente dal lupo per la propria sopravvivenza,ma non dal cane domestico.

 

Criteri per la scelta di un cucciolo

 

Molte persone, quando decidono di allevare un cane, si orientano verso un cucciolo piuttosto che un adulto. Va bene,certo e forse le soddisfazioni saranno maggiori,però non bisogna dimenticare due premesse indispensabili: una scelta oculata e una congrua educazione.

Il comportamento del cane è infatti il risultato  dell’interazione tra l’ereditarietà e l’ambiente circostante,che inizia durante lo sviluppo. Ogni razza possiede un’indole e delle caratteristiche che vanno valutate attentamente e sulle quali è bene informarsi preventivamente. Anche la mole e la natura del pelo possono essere fattori limitanti quando l’animale deve vivere in un ambiente piuttosto ristretto. L’indole può variare ancora,all’interno della stessa razza,da soggetto a soggetto.

Purtroppo questo è spesso l’ultimo fattore considerato nella scelta del cucciolo che avviene per tutt’altri e più futili motivi:”era il più bello della cucciolata”,”si era perso…” etc…

Una volta scelto il cucciolo,si pone il problema dell’adattamento al nuovo ambiente. La separazione dal gruppo familiare e l’introduzione in un nuovo ambiente,provocano sempre uno stress all’animale che,ovviamente,reagisce a modo suo,abbaiando,graffiando,morsicando e portando in giro gli oggetti che sono  in giro,a sua portata.

I primi giorni sono i più critici e decisivi ai fini della convivenza tra cane e padrone e richiedono alcuni accorgimenti come,per esempio, evitare di colmare il cucciolo di troppe ed esagerate attenzioni e di farlo giocare in continuazione.

E’ chiaro che rappresentando una novità tutta la famiglia è stimolata ad accattivarsene la simpatia. Nei primi giorni va quindi lasciato tranquillo.

Prima di essere lasciato solo il cucciolo va rifocillato, calmato e posto nella sua cuccia: sarà bene lasciargli a disposizione oggetti masticabili (gomma od ossa che abbiano un certo volume).

Il periodo di ambientamento può essere più o meno lungo ma si risolve generalmente in modo assolutamente favorevole .

Un contatto fisico continuo è alla base dell’apprendimento.

Questo concetto è importante e poco conosciuto dai proprietari di cani: essi cercano di comunicare con i loro animali attraverso le parole piuttosto che con le azioni. Gli animali non comprendono il nostro linguaggio, essi associano il suono della parola con l’evento che la segue. Si possono infatti provocare le stesse reazioni con una parola, una frase, un colpo di fischietto, il suono di campanello ecc.

Non sono quindi le caratteristiche grammaticali ad influire sul comportamento del cane, bensì quelle sonore. Il cucciolo è inoltre,  più sensibile alla manipolazione che non ai suoni. Questo va tenuto presente nella sua educazione.

L’obiettivo principale cui si deve tendere nei rapporti con il proprio cane è quello di instaurare un rapporto di dominanza (nostra) e di subordinazione (sua). In altre parole noi dobbiamo diventare il suo “capo branco” riconosciuto e rispettato. Il legame di dominanza – sottomissione e,diciamo pure,di affetto si consolida in diverse occasioni. Una delle più favorevoli è la somministrazione del cibo:il cucciolo l’apprezza molto. Gli si può insegnare,in questo frangente,ad accorrere ad un determinato segnale (sempre lo stesso) o fare altri esercizi. Ogni azione positiva del cane va rafforzata con lodi,carezze ed eventualmente un premio che agisce da riflesso condizionato.

 

L’alimentazione

 

Il benessere del cane è condizionato dalla sua corretta alimentazione. Questa constatazione abbastanza scontata viene spesso dimenticata dai proprietari che,molte  volte non possiedono conoscenze adeguate e corrette al riguardo. La convivenza con l’uomo per millenni ha favorito un adattamento alla digestione di alimenti di origine vegetale,per cui si potrebbe definire il cane un onnivoro piuttosto che un carnivoro.

Ma perché parlare e discutere, oggi più che mai, di alimentazione del cane quando per secoli  il problema non è mai stato sollevato? Le ragioni sono tante e la principale sta nel radicale cambiamento di vita dell’uomo con lo spostamento dalla campagna verso la città. Ciò ha significato l’allontanamento dagli altri animali cui spesso era legata la possibilità  di accedere a determinate derrate alimentari come latte,carne,scarti di macellazione. Ha significato l’impossibilità di reperire sali minerali presenti nel terreno,di subire le influenze dirette,positive e negative,del clima e,infine di effettuare con il movimento una salutare e funzionale ginnastica.

Altre ragioni sono la selezione (a volte esasperata) cui sono state assoggettate alcune razze,le prestazioni atletiche che spesso si richiedono,l’aumento del numero delle persone che,per la prima volta,possiedono un animale senza una specifica conoscenza, non ultimo poi, il desiderio di sapere qualcosa di più su un argomento che tanta importanza riveste per il benessere dell’animale.

 

Quando dar da mangiare

 

La frequenza del pasto è importante per la regolarizzazione del transito intestinale nonché per le sue condizioni generali. A tal proposito non esistono regole fisse,ma vi possiamo fornire utili suggerimenti che si adattano alla maggior parte delle situazioni,facendo un  distinguo tra cuccioli e adulti. I cuccioli richiedono più pasti al giorno:

fino a 3 mesi,4 pasti al giorno;

da 3 a 6 mesi,3 pasti al giorno;

da 6 a 12, 2 pasti al giorno.

Raggiunto l’anno di età si possono adottare due soluzioni: 1 pasto giornaliero,preferibilmente la sera,oppure 2,uno al mattino e uno la sera. La scelta dell’uno o dell’altro sistema avverrà in base alle esigenze del proprietario, ma principalmente a quelle  dell’animale. Vi sono soggetti che non sopportano un lungo periodo di digiuno e presentano segni di agitazione che può diventare incontrollabile (tensione da fame). Naturalmente resta inteso che nell’uno e nell’altro caso,il quantitativo globale sarà lo stesso.

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