Il gatto domestico,conosciuto dai biologi con il suo nome latino Felis catus, vive gomito a gomito con l’uomo da almeno 4000 anni,ma questa relazione non è mai stata così stretta nel corso dei secoli,come lo è oggi nel mondo occidentale. E’ probabile che il gatto domestico sia di origine mediorientale, a partire dal gatto selvatico africano (Felis Libya),più tozzo ma con struttura corporea più snella, simile a quella riscontrata negli scheletri delle mummie dei gatti egiziani. La grande importanza del grano nell’economia dell’Antico Egitto ha probabilmente indotto questo popolo ad accettare la vita in comune con il gatto selvatico, per potersi liberare dell’incredibile numero di topi e ratti che distruggevano i frutti del loro duro lavoro. Laggiù, nel 1580 a .C. , nacque il culto della dea Basht, una donna con la testa di felino rappresentante la fertilità e la maternità. Da ciò si deduce che, indubbiamente il gatto abbia giocato un ruolo estremamente importante nell’Antico Egitto, sia come animale da compagnia sia come cacciatore. Anche nella prima letteratura cinese e indiana, a partire dal 500 a.C. , si trovano cenni ai gatti: la leggenda della sfortuna portata dal gatto nero risale proprio alla letteratura cinese di quell’epoca. Attraverso i secoli, dal medioevo fino ai giorni nostri, il gatto conquista posizioni: è considerato sacro da molte religioni dell’Est come per esempio il Buddhismo. Sfortunatamente l’atteggiamento della società occidentale nei suoi confronti non è sempre così favorevole. Troviamo segnali di apprezzamento nei suoi riguardi nell’arte e nella letteratura medievale soprattutto tra l’XI e il XII secolo. La Chiesa lo collegò alle credenze pagane. Spesso fu coinvolto in casi di stregoneria (infatti si pensava che le streghe potessero trasformarsi in gatti). Nell’Inghilterra dei Tudor ed Elisabettiana molti gatti furono bruciati in pubblico come simbolo di eresia e messaggeri del diavolo. A partire dal tardo ‘700 si è fatta strada una concezione più razionale del gatto domestico, accreditata da Isaac Newton, considerato l’inventore dello sportello per gatti, da applicare alla porta di casa. Questa nuova situazione fu rinforzata dalla popolarità raggiunta sotto la regina Vittoria proprietaria di due persiani. La nascita della Federazione Felina Italiana è assai più recente (1934), poco prima dell’istituzione della Federazione Internazionale Felina (1938).
Si può di sicuro affermare che la sua reputazione di animale da compagnia è cresciuta grazie al suo stile di vita che richiede meno attenzioni di quello di un cane. I benefici derivanti dall’avere un gatto in casa riguardano tutte le età, dai bambini alle persone anziane che ne apprezzano la compagnia e l’affetto. Spesso una persona anziana non è in grado di provvedere alle necessità di un cane; in questi casi sicuramente un gatto rappresenta la compagnia più adatta. Nella società moderna, benché esista un movimento di opinione favorevole al benessere animale, non sempre i gatti vengono trattati bene. Accade ancora che vengano maltrattati e feriti. Un gatto abbandonato ha maggiori possibilità di riadattarsi alla vita selvatica rispetto a un cane, che si riduce spesso a uno stato pietoso.
I gatti regolano l’assunzione di cibo in funzione del suo contenuto energetico. Le razze più vivaci come la siamese hanno la tendenza a mangiare di più. I soggetti in accrescimento, a parità di peso, consumano il doppio degli adulti; le gatte che allattano arrivano a mangiare fino a tre volte di più. Gli animali sterilizzati hanno esigenze minori. Nei gatti che vivono all’aperto, temperature esterne molto basse fanno aumentare parecchio i consumi per fronteggiare il deficit calorico che si viene a creare. Lo stesso avviene quando l’animale compie molto movimento. Se il gatto non riceve abbastanza cibo lo richiede insistentemente fino a diventare petulante. In genere si consiglia di dar da mangiare al gatto adulto due volte al giorno: un piccolo pasto al mattino e uno decisamente più abbondante la sera. È indispensabile lasciare sempre a disposizione acqua pulita soprattutto se il soggetto mangia solo o prevalentemente cibi secchi.
Commenta (0 Commenti)La prima risposta che verrebbe in mente è: ” perché sono necessari all’uomo per alimentarsi”.
(Naturalmente i vegetariani non sarebbero d’accordo).
Ma nemmeno noi, o almeno non del tutto in quanto convinti che ci sono altre motivazioni dietro al bisogno che l’uomo ha degli animali e non è più certamente solo un bisogno alimentare.
Alcuni autori muovono le mosse per una teoria che si presenta, per i non addetti ai lavori, di portata rivoluzionaria: l’animale rappresenta per l’uomo una necessità per il completamento del suo sviluppo sia formativo che espressivo.
Sapere riconoscere, pertanto, l’importanza pedagogica di una corretta relazione con l’alterità animale, può spiegarci perché e quanto sia importante soddisfare il bisogno etologico dell’uomo verso all’animale, a patto che questo bisogno sia orientato, pilotato e svelato nei vincoli di responsabilità dell’uomo verso l’animale per evitare il rischio, purtroppo molto diffuso, di relazioni pericolose o di maltrattamenti nei confronti degli animali (abbandoni, randagismo…).
Commenta (0 Commenti)Attività, terapie ed educazione assistite da animali per trarre vantaggi psicofisici dalla presenza degli animali da compagnia per cercare di migliorare la qualità della vita dei soggetti coinvolti.
Va precisato che la pet therapy non è un’alternativa alla medicina tradizionale, bensì la affianca e deve essere condotta da personale specializzato.
L’importanza della relazione paziente-animale la sottolineò per primo lo psichiatra e psicoterapeuta infantile Boris Levinson (1953) il quale scoprì fortuitamente l’azione positiva dell’interazione di un bimbo con comportamenti autistici con il cane presente nello studio. Egli coniò il termine “Pet Therapy”.
Ma è solo nel 1961 che nasce la “terapia con gli animali” così come la si intende oggi. Levinson, dopo la scoperta fatta otto anni prima, enuncia delle teorie plausibili e verificabili che spiegano i benefici della compagnia di animali e che egli applica nella cura dei suoi giovani pazienti. Nel libro The dog as co- therapist utilizza il termine di pet therapy.
La Pet Therapy sbarca in Italia nel 1987 quando al convegno interdisciplinare su “il ruolo degli animali nella società odierna” tenutosi a Milano il 6 dicembre, giungono esperti di fama internazionale per parlare dell’argomento.
Nel 1990 nasce il Centro di Ricerca Etologica Interdisciplinare per lo studio del rapporto uomo – animale da compagnia (CREI) che unisce eminenti studiosi di varie discipline inerenti la salute umana e animale, l’ambiente e il comportamento.
L’anno successivo si svolge a Milano il convegno internazionale “Antropologia di una passione” dedicato al rapporto uomo – animale e al ruolo terapeutico degli animali.
Un consistente numero di ricerche ed indagini statistiche ha messo in evidenza quanto segue:
Il rapporto uomo/animale affettivo ed emozionale è in grado di arrecare non solo benefici emotivi e psicologici, ma anche fisici;
La comunicazione uomo-animale, che si basa su una forma di linguaggio molto semplice, con ripetizioni frequenti, produce un effetto rassicurante, sia in chi parla, sia in chi ascolta;
Inoltre, data l’incapacità dell’animale di valutare, correggere, contraddire le affermazioni dell’uomo, la comunicazione che deriva tende ad essere più spontanea, meno vincolata al timore di essere giudicati, quindi meno stressante, ma nello stesso tempo ricca come quella tra esseri umani, perché costituita da un’ampia gamma di segnali non verbali. Ancora, la presenza di un animale induce la persona ad “uscire” dai suoi problemi, interessarsi all’animale e tramite questo anche agli altri.
Ma uomo e animale è nel gioco che stabiliscono una relazione e soprattutto il bambino impara ad esprimere le proprie emozioni, a conoscere se stesso e il mondo che lo circonda, comprende l’esistenza delle regole sociali…in altre parole imparano a comunicare.
A chi si rivolge tale tipo di intervento?
Ragazzi affetti da patologie dell’infanzia, della fanciullezza e dell’adolescenza (compresi il disturbo autistico e i disturbi del linguaggio);
Persone con disturbo della personalità;
Persone con disturbo dell’adattamento;
Persone con disturbi d’ansia e umore;
Persone con disturbi psicotici;
Persone con disabilità fisica;
Anziani ,Bambini.
Soggetti istituzionalizzati (prigioni, manicomi, centri di recupero ecc.);
Convalescenti a seguito di malattie;
Ipertesi e cardiopatici;
Malati cronici, soprattutto con malattie di tipo neuro-muscolare;
Persone affette da deficit motori di diverso tipo.
esistono anche precise patologie in cui le attività assistite sono sconsigliate, quali:
Depressione grave;
Qualsiasi patologia psichica che possa portare al maltrattamento dell’animale;
E’ indispensabile la quotidiana e attenta igiene di ciotole, vaschette, lettiere e cucce.
La saliva, le unghie, il pelo degli animali possono essere contaminati da microbi e uova di parassiti pericolosi per l’uomo, è quindi ovvio che è necessario lavarsi le mani dopo aver accarezzato un animale ed abituare i bambini a non lasciarsi leccare mani e viso.
Evitare il contatto con animali sconosciuti. Il gatto per le sue abitudini di vita più indipendenti è maggiormente responsabile di zoonosi.
Nel caso di morso di animale, sia esso domestico o randagio, è indispensabile rivolgersi subito ad un pronto soccorso e se possibile far controllare l’animale da un veterinario. Graffi di gatto o le beccate di uccello devono essere medicate prontamente.
TOXOPLASMOSI
Pericolosa in gravidanza La toxoplasmosi è una malattia causata da un parassita che infesta l'intestino del gatto, che ne elimina le uova tramite le feci.
L’uomo è contagiato attraverso l'ingestione delle uova generalmente rilasciate sul terreno: possono essere fonte di contagio anche carni crude o poco cotte di animali infestati, salumi, uova crude e latte non pastorizzato.
La malattia è molto diffusa, ma non pericolosa, tanto che spesso, in normali condizioni, passa quasi inosservata: tuttavia se contratta durante la gravidanza, soprattutto nel primo trimestre, è assai rischiosa per il bambino.
Per questo motivo si consiglia sempre alle donne in attesa di sottoporsi ad un esame del sangue per verificare se in passato hanno contratto la malattia (e ne sono quindi protette): in caso negativo è importante seguire scrupolosamente i consigli del medico per rendere minimi i rischi di contagio.
Le ricerche confermano la forte correlazione esistente tra la violenza contro gli animali e la violenza contro gli umani.
Uno studio condotto dalla Northeastern University e dalla Massachussets Society for the Prevention of Cruelty to Animals ha rilevato che in un lasso di tempo di 20 anni, un gruppo di153 persone violente con gli animali erano 5 volte più tendenti a commettere crimini violenti, 4 volte più tendenti a commettere reati contro la proprietà, e 3 volte più tendenti a commettere reati connessi con l'uso di stupefacenti di un gruppo di confronto composto da 153 persone non-violente con gli animali.
In uno studio condotto su detenuti per crimini violenti e su un gruppo di individui non-detenuti, non-violenti, il 25% dei detenuti ha riferito di aver inflitto nell'infanzia "crudeltà sostanziali" ad animali, mentre nessuno dei non-detenuti ha riferito storie di violenza sugli animali.
In uno studio svolto su 53 famiglie in terapia psicologica per episodi di abuso di minori, il 60%aveva abusato anche di animali e nei due terzi dei casi, il genitore che abusava aveva anche ucciso o ferito gli animali domestici per ottenere il controllo totale sul bambino. In un terzo dei casi, i bambini avevano abusato degli animali, usandoli come "capri espiatori" per la propria ira.
In uno studio su 28 detenuti per omicidi a sfondo sessuale (tutti maschi) i ricercatori hanno constatato che il 36% aveva abusato di animali durante l'infanzia e il 46% nel corso dell'adolescenza. [….]
La ricerca inoltre indica che:
I ragazzi crudeli con gli animali possono diventare aggressivi nei confronti degli umani.
I bambini cresciuti in un clima di intensa coercizione possono imitare lo stesso comportamento con animali e persone.
I bambini imparano i comportamenti crudeli dagli adulti e possono riprodurli sugli animali.
I bambini abusano degli animali per scaricare l'aggressività che provano verso gli adulti che abusano di loro, anche in seguito a traumi psicologici.
Che cosa possiamo fare tutti?