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I cuccioli, sia di cane che di gatto, sono molto più delicati degli adulti e qualunque segno di malessere come vomito o diarrea, deve mettere in allarme.
Ma non solo, anche se non hanno sintomi evidenti i cuccioli possono essere affetti da qualche malattia.
Quindi se ne trovi uno e decidi di adottarlo la prima cosa da fare è portarlo dal veterinario (potrebbe anche avere un padrone ed essersi perso, in questo caso per i cani si tratterebbe di furto).
L’importante poi è non farlo entrare in contatto con gli altri animali di casa, neanche temporaneamente: il piccolo potrebbe infatti essere portatore di parassiti o di malattie pericolose anche per un animale adulto.
Altra cosa da evitare è quella fargli il bagnetto, meglio portarlo prima da un veterinario che ci darà i consigli migliori per curarlo.
Fonte: Focus.it
Una Raccomandazione:
Se si è testimoni di un abbandono, occorre prendere subito il numero di targa o qualche altro riferimento utile all’identificazione del colpevole e fare la dovuta denuncia.
Se trovi un gatto
Se si tratta di un gatto che si è perso o è stato abbandonato ed è abituato al contatto con l’uomo non
dovresti avere grandi difficoltà ad avvicinarlo.
Se è proprio timido prova a offrirgli un po’ di cibo.
Se invece si tratta di un gatto randagio oppure di un gatto molto spaventato, riuscire a prenderlo potrebbe essere molto difficile.
In questo caso è meglio rivolgersi direttamente a una delle numerose associazioni per la tutela degli animali che hanno le competenze
e le attrezzature necessarie per recuperarlo senza eccessivi traumi.
Una volta avvicinato puoi fare due cose: chiamare qualche associazione di volontariato che si occuperà di lui; oppure portarlo dal
veterinario che controllerà il suo stato di salute e ti darà le indicazioni su come occuparti di lui.
Mentre i cani per la legge hanno un proprietario o dovrebbero averlo visto che devono essere tutti registrati, per i gatti non esiste un’anagrafe e quindi anche se non è stato abbandonato ma semplicemente si è perso, è impossibile (il più delle volte), risalire al suo proprietario.
Prova a mettere dei cartelli in giro nella zona dove lo hai ritrovato o senti il veterinario di zona.
Se decidi di portalo a casa, prima di farlo entrare in contatto con altri eventuali amici a quattro zampe, consulta il veterinario
Si accerterà che non abbia malattie trasmissibili e ti consiglierà il modo migliore per inserire l’animale in modo da evitare traumi anche agli altri animali di casa.
Fonte:Focus.it
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L´Atlante europeo dell´emergenza climatica lancia l´allarme: molte specie stanno disertando il Vecchio Continente e rischiano l´estinzione.
Un segnale di pericolo anche per l´uomo.
E per il suo futuro
Dopo la scomparsa delle lucciole e la morìa delle api, sono ora le farfalle ad allontanarsi dalla nostra vista e disertare il nostro immaginario.Ancora una volta il cambiamento climatico viene chiamato in causa.
E per ognuno di questi animali si può dire che il vuoto che lasciano è molto più grande delle loro piccole ali. A farfalle e api che si occupano dell´impollinazione è affidata infatti la sopravvivenza delle piante.
Gli uccelli che di lepidotteri si nutrono hanno già iniziato a rarefarsi nelle campagne, modificando le loro rotte migratorie sulla scia del riscaldamento del pianeta.
L´addio delle farfalle - anche se avviene in un modo che più silenzioso e discreto non si potrebbe - è l´ennesimo segnale del fatto che l´ambiente in cui abitiamo sta diventando a poco a poco sempre più inospitale.
Insetti e piccoli volatili se ne sono accorti per primi, e con i loro corpi minuscoli e fragili hanno colto in anticipo i segnali di fumo che arrivano ormai da 360 gradi anche a noi uomini.
E al nostro futuro.
Gli esperti di cinque Paesi che hanno appena compilato l´Atlante europeo delle farfalle e del rischio climatico danno la colpa al termometro che sale alterando il ciclo riproduttivo degli insetti.
Ma sono ormai diversi anni che gli entomologi puntano il dito anche contro i pesticidi usati in agricoltura, il rimodellamento di foreste e corsi d´acqua secondo le esigenze dell´uomo e persino contro l´inquinamento luminoso che fa perdere direzione al volo solo apparentemente erratico delle farfalle.
Se questi insetti decidono di volare via proprio ora, dopo aver coperto con un piccolo paio di ali gli habitat più disparati della terra per cento milioni di anni, forse il campanello d´allarme dovrebbe essere ascoltato con più attenzione.
«Il nostro Atlante - scrive Josef Settele, che dall´Helmholtz Centre for environmental research tedesco ha coordinato lo studio sul futuro delle farfalle in Europa - fa vedere quale sarà la risposta di questi insetti al cambiamento climatico.
Molte specie dovranno cambiare la loro distribuzione in modo radicale, se vorranno tenere il passo con i mutamenti dell´ambiente.
E dal comportamento delle farfalle potremo intuire anche quali saranno le reazioni degli altri insetti, che da soli coprono circa due terzi delle specie terrestri».
Specie per specie, i compilatori dell´atlante hanno disegnato le mappe della distribuzione delle farfalle in un´Europa sempre più calda.
Alla ricerca di temperature miti, le specie di pianura si stanno già spostando verso le montagne e quelle di montagna cercano di migrare più a nord.
Di questo passo, fra un decennio bisognerà camminare in un prato scandinavo o scozzese per ammirare quello che Herman Hesse chiamava "un simbolo dell´anima", che "vive soltanto per amare e concepire e per questo si è avvolta in un abito meraviglioso".
Nelle due proiezioni al 2050 e al 2080, l´Atlante mostra che gli habitat più adatti alle farfalle si concentreranno nel nord Europa.
«Ma non è detto che spostarsi verso l´alta quota o cambiare latitudine basti a risolvere i problemi.
Quel giusto compromesso di pascolo, radura e foresta che consente a una farfalla di sopravvivere non è infatti facile da ritrovare», spiega Valerio Sbordoni, zoologo esperto di farfalle dell´università romana di Tor Vergata.
«Anche gli interventi dell´uomo per ricreare gli habitat distrutti, spesso non hanno successo. Sull´Appennino, per esempio, è in corso una riforestazione che rischia di essere troppo fitta per le esigenze delle farfalle.
Purtroppo, per queste specie, è difficile pensare a un intervento umano che sia risolutivo».
L´Atlante disegna per il futuro delle farfalle due scenari.
Il primo in cui le emissioni di gas serra da parte dell´uomo saranno tagliate con successo e di qui al 2080 la temperatura media in Europa sarà cresciuta solo di 2,4 gradi.
Il secondo, invece, in cui il riscaldamento climatico continuerà a marciare a tutto vapore, facendo salire il termometro del continente di 4,1 gradi.
Nel primo caso le farfalle perderanno il 50 per cento delle radure in cui attualmente concentrano i loro voli.
Nel secondo caso, la riserva indiana in cui saranno confinate sarà pari al 5 per cento del territorio in cui vivono oggi.«Ero sulle Alpi liguri qualche tempo fa - racconta Sbordoni - e mi sono trovato davanti a un esemplare di Cleopatra, una farfalla mediterranea che mai mi sarei aspettato di vedere a quasi 1.800 metri di altezza».
Secondo l´Atlante il 60 per cento delle specie di farfalle presenti nel nostro continente hanno già fatto slittare il loro habitat verso nord. E per 71 di loro è scattato l´allarme rosso che indica che l´estinzione è vicina.
In Gran Bretagna, dove periodicamente vengono organizzate delle giornate di avvistamento e i volontari - soprattutto bambini - devono contarne il numero più alto possibile, le statistiche del "National moths count" parlano della perdita di un terzo degli esemplari dal 1969 a oggi.
Nel nord Europa si sfruttano addirittura i telefoni cellulari per fotografare le specie avvistate e inviare le immagini, con le coordinate del luogo, all´esperto incaricato del censimento.
In ogni caso già oggi la primavera per i lepidotteri (come per molte altre specie animali e vegetali) sembra arrivare con due o tre settimane di anticipo rispetto a dieci anni fa.
A gennaio di quest´anno la versione dell´Atlante dedicata agli uccelli (che si nutrono anche di farfalle) aveva parlato di un analogo slittamento verso nord della maggior parte delle specie.
Ma se gli animali volanti non hanno difficoltà a spostarsi per cercare la temperatura a loro più consona, altrettanto non si può dire del loro habitat ancorato al terreno, fatto di foreste, pascoli e fiori.
E se il nord Europa è destinato a essere eletto a domicilio di molte specie di farfalle che oggi sono di casa in Italia, non è detto che il nostro paese venga scelto dagli esemplari del sud, conferma Sbordoni:«la barriera del Mediterraneo ostacola infatti l´arrivo di nuove specie nella penisola».
Che rischia di ritrovarsi ancora più grigia, senza il battito d´ali delle farfalle.
Fonte: la Repubblica
Commenta (1 Commento)In Italia 750mila cani sono maltrattati in casa
Sono almeno 300mila i cani tenuti a catena corta o rinchiusi in spazi troppo ristretti, 150mila i cani costretti a vivere in appartamenti angusti e non fatti mai uscire per una corsa o una sgambatura.
Almeno 50mila cani ogni anno sono costretti a ricorrere alle cure veterinarie a causa di maltrattamenti, botte, ferimenti subiti tra le mura domestiche.
A denunciarlo è l'associazione ambientalista Aidaa, che fa sapere inoltre che sono circa 250mila i cani malnutriti e tenuti in situazioni igienico-sanitarie insoddisfacenti o sottoposti a varie torture quale l'uso del vietatissimo collare elettrico.
Questi sono i numeri dei maltrattamenti subìti complessivamente da circa 750mila cani di proprietà in Italia, numeri che vanno ad aggiungersi alle migliaia di cani abbandonati ogni anno e che ci fanno avere il quadro complessivo dei maltrattamenti a cui sono sottoposti gli animali domestici nelle famiglie italiane.
I numeri sono frutto di un`analisi incrociata dalle segnalazioni giunte allo Sportello Animali ed al Tribunale degli Animali di Aidaa, e quelli ricavati dalle proiezioni sulle segnalazioni giunte ad una trentina di Associazioni Animaliste locali presenti in tutta Italia.
Il maggior numero di maltrattamenti si registra al Sud, dove è anche maggiormente concentrato il numero di abbandoni;
anche nelle zone rurali del Nord però ci sono molte segnalazioni di maltrattamenti di cani, in particolare per quanto riguarda l'uso del collare elettrico e la loro tenuta in spazi o gabbie troppo piccole.
"Quello delle sevizie sugli animali tra le mura domestiche è sicuramente un fenomeno molto diffuso, le cui proporzioni sono più grandi rispetto all'abbandono - dice Lorenzo Croce presidente nazionale Aidaa -.
I numeri che noi forniamo sono desunti dal lavoro di tre anni dello Sportello Animali, ma anche da un lavoro capillare di confronto con le segnalazioni e le denunce pervenute alle Associazioni di Tutela degli Animali che operano localmente in tutte e 20 le regioni italiane".
La cattiva abitudine di sottoporre gli animali domestici a sevizie o comunque a maltrattamenti dovuti prevalentemente a questioni che poco hanno a che vedere con la natura stessa degli animali è un fenomeno che va seriamente studiato ed affrontato, in quanto non si discosta come mentalità diffusa dall'altro orrendo fenomeno della violenza tra le mura domestiche sui soggetti deboli della famiglia.
Fonte: Tiscali.it
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