Corri Hamid… corri!
Passeggiava tranquillo e sereno il piccolo Hamid, con al guinzaglio il suo amatissimo cane, che amava giocare con rami e pezzetti di legno che poi andava a sotterrare, quasi fossero preziosi tesori da nascondere.
Appena seduto su una panchina, gli arriva alle orecchie l’abbaiare insistente e piuttosto rabbioso del suo fidato amico a quattro zampe che, nervosamente, scavava a terra.
Hamid si avvicina per vedere cosa ha trovato di tanto importante e spostando la terra con un bastone scopre, con meraviglia, una grande apertura con degli scalini che conducevano in basso, verso quella che sembrava una vera e propria caverna sotterranea.
Scende piano piano i gradini, intimorito certo, ma pieno di curiosità e voglia di esplorare.
Ad un certo punto sente che la terra frana rovinosamente sotto i suoi piedi ingoiandolo sempre di più verso il buio più nero.
Cadendo, aveva perso i sensi e quando si svegliò si ritrovò davanti ad un uomo enorme, gigantesco, che lo afferrò come fosse stato un piccolo insetto e lo avvicinò alla bocca per mangiarselo.
Ma proprio quando stava per addentarlo, l’uomo di colpo si bloccò, perché delle misteriose quanto provvidenziali frecce, lanciate chissà da chi, lo avevano colpito alla schiena.
Lasciando la presa, fece cadere a terra il povero Hamid che, appena rialzato e sollevato per il pericolo scampato, si ritrovò immediatamente circondato da loschi figuri che gli si avvicinavano con aria minacciosa.
Anzi, molto minacciosa, che non prometteva nulla di buono.
Proprio nulla.
In un attimo balzò in piedi e cominciò a correre a più non posso ma, mentre scappava, tutto a un tratto, si ritrovò in un’altra situazione completamente diversa: catapultato improvvisamente nella preistoria.
Ma come era possibile!!
Ma che stava succedendo!!
C’erano scimmie dappertutto, a terra e arrampicate sugli alberi e uomini con strane e rudimentali armi in mano, che sembrava lo volessero inseguire.
Oh no, di nuovo!! Pensò.
Più in là invece, c’era un gruppetto di donne che lo aveva visto cadere dal cielo e credendolo un dio cominciarono a venerarlo, si inginocchiarono e iniziarono a dire strane parole come se stessero pregando.
Oh finalmente un po’ di quiete!
Disse tra sé e sé.
Ad Hamid cominciava a piacere questa situazione, ma proprio quando iniziava ad abituarsi e un po’ anche a rilassarsi, ecco che si ritrovò nuovamente a correre come un forsennato, perché un indiano a cavallo, che stava scappando da alcuni sceriffi e cow boy, lo voleva rapire.
Che strana situazione, pensò Hamid mentre correva.
Gli veniva naturale correre e lo faceva senza conoscerne realmente il motivo.
Correva e basta.
Qualcosa dentro di sé gli ripeteva che doveva mettersi in salvo, ma da chi e da cosa Hamid proprio non lo capiva.
Solo che ora l’indiano gli aveva puntato la pistola addosso e non aveva scampo, non poteva scappare, questa volta proprio no, la pallottola lo avrebbe fermato prima ancora di avere avuto il tempo di muovere un timido passo.
Che fare?
Non riusciva neanche a pensare.
Allora,rassegnato, alzò la testa verso il cielo, allargò le braccia e chiuse gli occhi, aspettando la fine.
Ma non succedeva nulla.
Buio e silenzio.
Tanto silenzio.
Poi,finalmente trovò il coraggio di aprire gli occhi e ………….
con grande stupore, Hamid si ritrovò nel suo letto, completamente sudato e, dalla cucina, la madre lo chiamava per andare a scuola.
Era stato un sogno.
Sara90