Quello sguardo così fiero
“Andiamo, andiamo!” urlò ai suoi compagni Lorenzo.
Era notte fonda e l’allarme di un negozio suonava impazzito, come accadeva tutte le sere in una grande città e specialmente nei quartieri più periferici, è cosa abituale.
“L’abbiamo scampata pure stasera” esclamò Peppe agli amici, fermandosi poi a guardare il ricco bottino. Lorenzo cominciò a contare i soldi, ancora affaticato dalla lunga corsa.
“Con quelli del bar a fianco fanno 7.000”
“Il capo ci ricompenserà di sicuro” esultò Rosario e si diedero il 5 soddisfatti .
“Zitti zitti, sto sentendo qualcosa”.
Si stava avvicinando qualcuno, sicuramente la polizia che ormai era a conoscenza del furto.
“Ci vediamo domani alle 5 dal capo, i soldi li tengo io, state attenti” li ammonì Lorenzo.
Detto questo i ragazzi scapparono tutti in direzioni diverse e ripresero di nuovo a correre.
“Lorenzo aveva solo 15 anni ed era già il prediletto del capobanda o “l’allievo preferito” come amava chiamarlo lui, il delinquente più potente della zona.
Era dovuto crescere in fretta, imparare a rubare, estorcere denaro, ricattare e appena compiuti i 18 anni, il capo gli avrebbe affidato anche l’incarico più ambito e onorevole: uccidere. A dire il vero non si sentiva ancora pronto, ma sapeva che presto lo avrebbe dovuto fare.
Da un po’ era entrato nella vita di Lorenzo però un certo Don Franco che, come un uragano, stava stravolgendo la sua esistenza. L’aveva incontrato tanto tempo fa mentre stava architettando il furto di un motorino per rapinare una banca con gli amici: affari quotidiani per Lorenzo e la sua piccola banda. Qualcosa di quell’uomo, però lo aveva colpito, tanto che rimase ad ascoltare cosa aveva da dirgli.
Alto, giovane, con un fisico atletico, brizzolato e grandi occhi verdi. Che fosse un prete lo scoprì solo più tardi. Vestiva in maniera molto povera, amava fumare il sigaro (piuttosto curioso per un sacerdote) e stare in mezzo ai giovanissimi.
“Io cerco di aiutare i ragazzi come te” gli disse un giorno Don Franco
“Come me?” rispose incuriosito Lorenzo
“I ragazzi che non sono consapevoli di quello che stanno facendo. Non rovinare la tua vita, ancora sei in tempo per cambiare strada.”
Lorenzo ci aveva pensato molte volte a quei discorsi di Don Franco e, riflettendoci un po’ su, cominciò a capire che in fondo aveva ragione e che la vita così vera e semplice di quel prete era senz’altro migliore della sua, piena sì, di soldi facili ma anche di enormi rischi.
Quella strada, come la chiamava l’uomo, così opposta alla sua, lo affascinava e voleva provare davvero a cambiare. Quante volte pensava di poter tornare indietro…
“Mi dai sempre grandi soddisfazioni” disse il capo a Lorenzo, dandogli una pacca sulla spalla.
“Grazie” rispose compiaciuto “è stato un gioco da ragazzi”.
“Avrete la giusta ricompensa, ma Lorenzo fai attenzione”
“Non capisco capo, in che senso?”
“Fai attenzione alle persone che frequenti, mi sono arrivate strane voci.
Sai com’è…qui non si può nascondere niente, ma prima che succeda qualcosa, penserò a tutto io…”
“Non c’è pericolo” rispose Lorenzo, mentendo anche a se stesso.
Era un bel pomeriggio di sole e Lorenzo, come al solito, stava andando dai suoi amici al bar del paese.
“Lorenzo!” lo chiamò raggiante Don Franco ”come stai?”
“Tutto bene Don Frà, lei sempre indaffarato…”
“Con questa bella giornata non si può stare fermi! Devo andare da altri ragazzi nel quartiere qua vicino. Vuoi aiutarmi?”
A quella domanda Lorenzo non sapeva cosa rispondere, ma era più che sicuro che aiutando il prete e i suoi ragazzi, di certo non avrebbe guadagnato nulla quel giorno, né per lui, né per il capo.
“No, ho un appuntamento con degli amici al bar”
“ Come vuoi” rispose Don Franco “ ma sono sicuro che prima o poi verrai con me” e si allontanò, il solito sigaro tra le dita, sorridente e sicuro di quelle sue parole.
Lorenzo lo seguì con lo sguardo finché non scomparve dalla sua vista.
Ammirava tutto di quel prete, la sua dedizione verso i giovani e le loro fragili vite, il coraggio di sfidare, con la forza dell’umiltà, la malavita del quartiere e il suo modo di fare spontaneo, leale e sincero verso tutti.
Il ricordo di quel pomeriggio è rimasto nella sua mente fino ad oggi: quello è stato l’ultimo giorno in cui vide Don Franco. Il “capo” aveva pensato da solo a regolare il conto, a togliere di mezzo chi osava intromettersi tra lui e i suoi ragazzi, ponendo fine per sempre a quella vita spesa davvero, sempre e solo per il bene, senza riserve.
Lorenzo da quel giorno decise di aiutare altri ragazzi come lui ad uscire da quel mondo, che in fondo non gli era mai appartenuto davvero e a portare avanti il lavoro di don Franco.
Un prete il cui sguardo fiero, Lorenzo porterà dentro di sé per sempre, come sigillo del loro ultimo incontro.
Chiara