L’importanza di chiamarsi “Mr Flower”
C’era il sole a New York. I grattacieli brillavano, alti e maestosi, e la gente e le macchine correvano impazzite come tutte le mattine in quella città così frenetica. La giornata era splendida, specchio dell’umore del signor Thompson, che se ne stava comodo sulla sua poltrona a guardare fuori la vetrata del suo studio al 51° piano.
Sente bussare alla porta e si ridesta dai suoi pensieri.
“Avanti!” disse distrattamente. Era la sua segretaria, miss Eagle.
“Buongiorno James” lo salutò lei come era solita, “c’è il ragazzo che le voleva parlare per l’incarico di giornalista”.
“Lo faccia entrare”.
Dalla porta sbucò un ragazzo alto, magro, occhi scuri e profondi, capelli biondo cenere, ben vestito e molto sicuro di sé: doveva essere giovanissimo.
“Salve, sono Francis Flower, è un onore poterla incontrare”.
In effetti aveva davanti a sé uno fra i più grandi giornalisti in circolazione, arrivato ad esserlo grazie al suo grande talento, la sua faccia che tanto piaceva alle donne e al suo essere camaleontico. Si adattava a tutto e faceva quello che gli era comodo e che gli avrebbe portato benefici. Aveva saputo gestire molto bene la sua vita e alla fine era arrivato dove avrebbe desiderato, da sempre, arrivare.
“Grazie” disse ridendo “si sieda. Oggi ho molto da sbrigare per cui facciamo in fretta. Ha portato un curriculum?”
“Beh ecco…l’ho portato, ma non credo servirà a granché”.
Thompson non riusciva a capire cosa volesse dire il ragazzo, ma cominciò a leggere il breve contenuto di quel foglio. Appena 18 anni, nessuna esperienza lavorativa di valore, ma solo piccoli incarichi su giornali di poco conto.
“Padronanza delle lingue?” disse Thompson
“Spagnolo fatto a scuola, ma me la saprei cavare con qualche parola di francese” rispose sfacciatamente
“Le ho già detto che oggi ho molto da fare e non amo essere preso in giro, tanto meno da un novellino!
Deve capire che per fare questo mestiere non basta avere solo un bel faccino. Miss Eagle la prego, faccia uscire il ragazzetto”.
La signorina capì immediatamente che il ragazzo non era stato riconosciuto e, con piccoli colpetti di tosse cercò di richiamare l’attenzione del suo capo, poi aggiunse:
“Signor Thompson, il ragazzo è il figlio di Mr Flower… QUEL Mr. Flower”, facendo un cenno d’intesa.
“Ne è sicura?”
“L’ho visto sui giornali, è stato anche con quella famosa attrice…”
“Ho capito, non vada oltre la prego”.
Si fermò a riflettere…
“Signorina, potrebbe aprire le finestre? Comincia a fare caldo qui dentro”.
Il ragazzo sorrideva, consapevole del fatto che ora l’importanza del cognome che portava era stata notata.
“Questo non può che far bene al mio lavoro e al mio portafogli. Sarei uno sciocco a non assumerlo” pensò Thompson.
Si girò a guardare di nuovo quella città così movimentata e quel cielo che ora si stava oscurando a poco a poco.
“Comincerà domattina signor Flower, bisogna fare un servizio sulla nuova nave che hanno costruito, quella più grande del mondo” disse, immergendosi di nuovo nei suoi pensieri.
“In fondo avere un bel faccino dovrebbe bastare…”
Chiara