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Categoria: Agricoltura biologica
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La Fragola e il Pomodoro Bio

Nel corso del 2006 gli ettari di superficie destinati alla coltivazione della fragola bio­logica sono stati pari a 172, localizzati per il 50% in Emilia Romagna. Un altro impor­tante areale di coltivazione della fragola biologica è risultato essere localizzato in Basilicata (Metaponto), in Campania e in Sicilia.

La fragola rappresenta, tuttavia, una coltura in espansione soprattutto per il ruolo che svolge all'interno del comparto orto-frutti­colo. Il mercato risente di problematiche legate a vari fattori, come ad esempio i rischi dovuti ai sempre maggiori costi di produzione a cui, spesso, si affiancano prezzi di vendita e di conferimento piutto­sto bassi che tendono a frenare l'interesse verso questa coltura.

A ciò bisogna aggiun­gere la presenza di carenze nella logistica commerciale (le uniche piattaforme logisti­che, di un certo interesse, sono: Apofruit Italia e Apo Conerpo), che difficilmente potranno essere superate dai singoli pro­duttori. A tal riguardo, basta pensare che solo una parte del prodotto è venduto come prodotto biologico. Non trovando collocaz­ione sul mercato bio il prodotto viene venduto sul mercato convenzionale, dove a volte subisce una ulteriore penalizzazione per la presenza di qualche difetto estetico. Il mercato nazionale riesce ad assorbire solo piccoli quantitativi di prodotto, in par­ticolare nel campo della ristorazione (mense biologiche).

Sul piano commerciale la Germania si conferma il nostro principale acquirente. Tuttavia, m conseguenza dell'incremento di superficie investita a fragola in Germania da un lato e, dall'altro, all'aumento della competizione dei paesi esteri, Spagna soprattutto, il flusso com­merciale verso la Germania sta ridimensionandosi.

Ma, nuovi mercati, in particolare quello inglese, si aprono al pro­dotto dell'agricoltura italiana. Il pomodoro viene coltivato su circa 2 mila ettari, localizzati per il 30% in Emilia Romagna, il 25% in Puglia, il 12,7% in Sicilia e il 10% nel Lazio. Inoltre, mentre il pomodoro da industria (77% della SAU a pomodoro) è concentrato soprattutto in Emilia Romagna e Puglia, quello da mensa (23%) è diffuso in diverse regioni, anche se la Sicilia rappresenta la regione leader. L'introduzione delle tecniche bio determina una riduzione delle rese produttive delle diverse colture. Pertanto, al fine di incenti­vare la diffusione del biologico, bisogna renderne conveniente la conversione; ciò significa che la caduta dei ricavi totali, dovuta alla diminuzione della produzione, deve essere necessariamente controbilan­ciata, vuoi da un premium price, vuoi dall'aiuto comunitario e/o da entrambi.

I risultati ottenuti dal calcolo dei redditi netti colturali evidenziano come nel pas­saggio dalle tecniche di coltivazione convenzionali a quelle biologiche si veri­fica una diminuzione del RNc. Ciò mostra come risulti fondamentale per le aziende che decidano di convertirsi al biologico saper creare e mantenere un collegamento con i mercati al consumo dei prodotti bio­logici.

Un'analisi delle preferenze dei consuma­tori di pomodoro biologico nella grande distribuzione organizzata La performance sui mercati dei prodotti biologici e le loro prospettive per il futuro dipenderanno in maniera crescente dalle scelte che i grandi retailer, importanti car­dini tra il mondo della produzione e le istanze di consumo, faranno nelle politiche commerciali e di food safety.

La necessità di analizzare la posizione competitiva dei prodotti biologici ed, in particolare dei pomodori biologici, ha rap­presentato l'obiettivo dello studio descritto. In particolare, l'analisi svolta, dopo aver accertato che il prodotto biologico è parte di un gruppo competitivo più ampio, ha avuto il fine di verificare se i prodotti inte­grati e, in modo particolare quelli a residuo zero rappresentassero una reale minaccia allo sviluppo futuro del comparto biolo­gico.

Il questionario utilizzato nello studio è stato somministrato, in maniera telematica, ad un panel nazionale rappresentativo compo­sto da 1000 famiglie. In particolare, nel questionario viene descritto uno scenario ipotetico in cui all'intervistato viene pro­spettata la possibilità di acquistare tre diversi tipologie di pomodoro: convenzio­nale, residuo zero e biologico.

Al fine di consentire a tutti i consumatori di effettuare una scelta fra le alternative proposte essendo in possesso del medesimo livello informativo, nel questionario sono state illustrate in dettaglio le caratteristiche dei tre processi produttivi. Per quanto riguarda il prezzo, il pomodoro da insalata convenzionale è stato presentato al consumatore sempre ad un prezzo di 1,00 €/Kg.

Il pomodoro a residuo zero invece, è stato caratterizzato da tre livelli di prezzo 1,25, 1,50 e 1,75 €/kg mentre per il pomodoro biologico i tre livelli di prezzo sono stati 1.5, 1.75 e 2 €/kg. Nella tabella 1 sono riportate le stime effet­tuate con l'ausilio del modello econometrico Multinomial Logit.

Come è possibile osservare, il prezzo risulta avere, in linea con la teoria economica, un coeffi­ciente negativo. Invece, sia il processo produttivo relativo all'ottenimento di pro­dotti a residuo zero sia quello relativo a quelli ottenuti con tecniche biologiche hanno un'influenza positiva sulla funzione di utilità del consumatore e, conseguente­mente, favoriscono la scelta dei prodotti indicati rispetto a quello convenzionale. Tali risultati permettono di stimare, in ter­mini monetari, la componente sicurezza e quella relativa alla qualità ambientale. In sintesi, i risultati ottenuti dimostrano che le politiche rivolte alla domanda potreb­bero avere, se sviluppate adeguatamente, un ruolo importante nello scenario compe­titivo descritto. Infatti, con la crescente differenziazione che si sta realizzando all'interno della tipologia dei prodotti sicuri, una corretta informazione diventa un elemento cardine nella scelta di acquisto del consumatore.

Dal lato dell' offerta, inoltre, l'accresciuto potere della GDO nell' orientare i consumi, richiede uno sforzo maggiore di organizza­zione della base produttiva. l prodotti a residuo zero, ormai una realtà e non solo uno scenario possibile, potrebbero, grazie ad una migliore organizzazione della filiera produttiva e agli standard qualitativi assi­curati, sottrarre potenziali quote di mercato ai prodotti ottenuti con metodi di agricol­tura biologica. Una conseguenza della situazione descritta sarebbe un crescente disinteresse dei moderni retailer nei con­fronti dei prodotti biologici.


(Dal bimestrale BioAgriCultura)


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