Questo sito usa i COOKIE

Categoria: recensioni
Visite: 1914
Condividi

      

    27 Gennaio 2010

 

   “Giorno della memoria”  

 

 

Invitarvi alla lettura di questo libro, vuole essere il nostro modestissimo contributo  per non dimenticare ciò che è stato e per far sì che maturi nelle coscienze (soprattutto dei più giovani), non soltanto il rispetto dell’altro, ma anche la consapevolezza che solo tenendo viva la memoria, si potrà costruire un futuro migliore.

Lo riteniamo un dovere verso chi non c’è più e verso chi è sopravvissuto. 

 

                                         

  

Titolo   Il dodicesimo quaderno.

            Gli 83 giorni di Etty Hillesum ad Auschwitz.

 

Autore  Giuseppe Bovo


Editore  la meridiana


Anno     2009


Collana  Passaggi


Prezzo   € 12,00

 

 

E’ un libro appassionante e lacerante, che  ti svuota e ti sconcerta per gli avvenimenti narrati.

Sono pagine intrise di una sofferenza tanto immane quanto inconcepibile, ma, nello stesso tempo, anche pagine dense di spiritualità che si innalza fortissima, sopra tanto annientamento.

Un confidare continuo in Dio, un dare aiuto ai tanti sofferenti e disperati intorno a lei e come lei, senza mai perdere la speranza di un mondo migliore,dopo tanto vergognoso sprofondamento della natura umana.

E nello stesso tempo, un tenace attaccamento alla vita, nonostante tutto e tutti:

“mai come ora mi sento attaccata alla vita, alla vita nuda e semplice, in qualunque forma si presenti”.

In solitudine,io mi inginocchio,ora,qui dentro a questa desolazione senza fine, e benedico la vita” (pag.55).

 

E il modo che l’autore sceglie per scrivere di Etty è quello di far parlare direttamente la protagonista.

Bovo immagina, quindi, che la Hillesum abbia scritto un dodicesimo quaderno, nel quale sia stata raccolta la parte del diario composta dal momento della deportazione, al momento della morte (avvenuta, dopo 83 giorni, il 30 novembre del 1943).  

Il libro, quindi inizia con l’arrivo ad Auschwitz: 

Eccoti, mi sono detta, scesa dal treno con le gambe malferme e i piedi gonfi. Un’occhiata attorno e sopra la testa, tra spintoni e lamenti e abbaiare arrabbiato di cani e ordini secchi e urlati, dentro un fumo rivoltante che ammorba l’aria e rende opaco il cielo già grigio di suo 

E termina con l’ultima, fatale selezione, che la condurrà alla camera a gas:

 Non so proprio che giorno ma ormai non serve. (…)

Accettare fino all’ultimo tutto;

amare fino all’ultimo tutti”.

 

La protagonista lascia a tutti noi un testamento prezioso, a noi l’obbligo di conservarlo e trasmetterlo.

 

Il libro è corredato anche di una rappresentazione grafica del campo di Birkenau, oltre alla Prefazione,Postfazione a cura di Nadia Neri e i Ringraziamenti.

 

 

 

 

 

 

Condividi
comments