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Categoria: recensioni
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Titolo: Il signor figlio


 

Autore: A. Zaccuri  

Ed. Mondadori 

Anno 2007

 

 

€ 17,00



Romanzo molto ben articolato (anche se non di facile lettura), “Il signor figlio” cattura l’attenzione e la curiosità del lettore

in una specie di sfida intellettuale, per comprendere della storia cosa è vero e cosa invece non lo è, in un alternarsi di fatti, incontri

e personaggi, che raccontano il sofferto e complesso rapporto tra padri e figli.
Come in un gioco di specchi, nella trama si riflettono altre due
storie: quella di John Lockwood Kipling, padre di Rudyard e quella di Cecile Sauvage, poetessa, madre del compositore Olivier Messiaen.
Tutti accomunati dallo stesso triste destino: essere superati, dal punto di vista artistico, dai propri figli, diventati senz’altro più famosi dei loro stessi genitori.
Ma tornando al libro, già nella copertina si legge:


”Leopardi non è morto.
Vive a Londra.
E’ il conte Rossi”.


Così si scopre che il poeta (dato per morto a Napoli nel 1837), in realtà è vivo e con l’aiuto dell’amico Antonio Ranieri si è ricostruito una vita lontano da Recanati, ma soprattutto lontano da Monaldo, padre soffocante, ingombrante e tutt’altro che comprensivo.
Alloggia in una angusta soffitta di Villiers Street a Londra,diventa il conte Rossi e per mantenersi impartisce lezioni di italiano a John Lockwood Kipling, nome lungo e altisonante che Leopardi, con un gioco di parole trasformerà semplicemente in Giovane Chi.
Il poeta, per punire il padre (tanto è l’odio che prova per lui) e per attuare una personale vendetta, inizia a scrivergli delle strampalate ed eccentriche lettere, firmandole W. Bishop, Erudito della Corona.
Ma perché?

Perché fingersi scrittore irlandese?
Perché sfidare Monaldo in un gioco “stilisticamente” pericoloso?
E’ solo per odio verso il genitore che architetta anche “l’Opera”? (altro mistero del libro che vi invito a scoprire).

No.
Lo fa con la segreta speranza di “smuovere” l’animo di Monaldo a quell’amore che ogni padre deve al proprio figlio.
Invece cade miseramente sulla sua stessa trappola, perché il “signor padre” ha capito, ha compreso tutto e prima di morire manda una lettera a Giacomo...

 

Maria Teresa

 

 

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