Viaggio a New York (seconda parte)
Dove ero rimasta?
Ah, si, dicevo che non ci siamo fatti mancare niente.
Non ci siamo fatti mancare neanche la messa di Pasqua, molto caratteristica e particolarmente coinvolgente, celebrata in una chiesa metodista di Harlem.
Qui,che poco è rimasto del vecchio e nero quartiere di un tempo, oltre alla santa messa, abbiamo visto i famosi graffiti di “Franco”, lo studio “Apollo” dove si sono esibiti star del calibro di Michael Jackson e ancora il caratteristico night “Cotton Club” che deve la sua fama ad artisti come Duke Ellington, Cab Calloway, Louis Armstrong e molti altri.
In alcune delle nostre visite guidate, avevamo una simpatica guida di nome Peggy che da ragazza è stata la baby sitter di una delle figlie di Martin Luther King.
A Little Italy anche se molto pacchiana,si respirava aria di festa, vendevano uova di Pasqua e colombe e in un bar gestito da un napoletano abbiamo bevuto, anzi gustato un vero e buonissimo caffè (quello tipico americano è davvero imbevibile).
E poi ancora lo Yankee Stadium, i grattacieli di Trump, quelli della catena Hilton, l’Empire State Building,il Chrysler Building (a due passi dal nostro hotel), il Rockefeller Center con le sue tante sventolanti e colorate bandiere e la pista di pattinaggio sul ghiaccio, dalla 5th Avenue alla Madison, Soho, Brooklyn, Ellis Island, il Bronx, Ground Zero Memorial, la Grand Central Station poi, era diventata quasi una tappa fissa, ci abbiamo mangiato tante di quelle volte!!
C’è un italo-americano di nome Fabio che ci ha fatti sentire a casa, servendoci il meglio nel migliore dei modi.
E poi ancora il MoMA,con l’artista Marina Abramovic lì presente al piano terra, mentre una sua performance molto, molto particolare, era all’ultimo piano.
Qui vi erano esposti quadri ed altre opere dei più grandi artisti conosciuti: Van Gogh, Picasso, Warhol, Boccioni,…
che meraviglia!!!
E chi se lo potrà mai scordare questo viaggio!
Ho scolpito dentro di me, ogni attimo della vacanza così come pure ogni persona;
“tasselli” importanti, a livello emozionale ed esperienziale, che vanno ad aggiungersi al mio bagaglio di vita sempre in crescita.
I giorni sono letteralmente volati,uno dopo l’altro,dando così conferma al famoso detto:”Le cose belle durano poco”.
Sante parole!
E purtroppo tutto è finito davvero troppo presto.
”Se le vacanze non finiscono, non se ne possono programmare altre”, questo ripetevamo l’ultimo giorno, quasi a volerci, in qualche modo, consolare.
Un ultimo caffè da “Cipriani” nella Grand Central Station, un ultimo triste sguardo d’insieme all’enorme stazione con il suo caratteristico orologio,la sua immensa bandiera che dal soffitto ricade fin quasi sopra le teste dei moltissimi viaggiatori,l’infinita fila di lampadine sempre accese che circondano il perimetro dell’altissimo soffitto,una calorosa e riconoscente stretta di mano a Fabio e poi via in aeroporto.
Le facce assonnate o semplicemente tristi, il passo stanco, lento, quasi a voler rallentare il tempo, che però inesorabile scorre e senza nemmeno rendercene conto, ci ritroviamo sull’aereo.
Un’ultima sorpresa però ancora mi aspettava: New York di notte, vista dall’alto.
Dal finestrino, man mano che l’aereo prendeva quota, lo spettacolo sotto lasciava a bocca aperta (o forse così mi sembrava, tanta era la malinconia di dovermene andare): un dedalo di strade su uno sfondo nero come il petrolio, da dove si stagliavano un’infinità di luci colorate che incantavano, quasi fossero stati tanti fuochi d’artificio, di quelli che rischiarano una calda notte d’estate.
Colorate scintille con mille e più svariate sfumature calde, come le lacrime che mi velavano gli occhi in quel momento.
Enjoy your day
Maria Teresa